Dal Tour de l’Avenir non si scappa. Chi lo vince, è un predestinato nel 90% dei casi. Basta guardare l’albo d’oro degli ultimi anni per rendersene conto: Cian Uijtdebroecks, Tobias Halland Johannessen, Tobias Foss, Tadej Pogačar, Egan Bernal, David Gaudu… tutti corridori che hanno già brillato tra i professionisti o che presto lo faranno. Dal 20 al 27 agosto torna la corsa che, insieme al Giro Next Gen, più di tutti modella i campioni di domani. La prima edizione, nel 1961, la vinse un italiano, Guido De Rosso, ma dopo il 1973 magico di Gianbattista Baronchelli - ultimo a vincere Giro U23 e Avenir nello stesso anno - gli azzurri non sono più riusciti ad imporsi. Negli ultimi anni, però, le prestazioni sono state più che incoraggianti, dal momento che sono saliti sul podio finale Filippo Zana (2021), Giovanni Aleotti (2019), Edward Ravasi (2016) e Mattia Cattaneo (2012 e 2011), e nell’ultima edizione l’Italia ha vinto la classifica a squadre.
IL PERCORSO
Come sempre successo nelle ultime edizioni, il percorso sarà un lento in crescendo di difficoltà, si parte dalla Bretagna e si arriva in Savoia, con le ultime 4 tappe destinate a disegnare la classifica. Si parte con la Carnac - La Gacilly di 140 km, con il circuito finale da ripetere 3 volte che presenta qualche su e giù che strizza l’occhio ai finisseurs. La seconda tappa, la Nozay - Chinon, è la più lunga di tutte con i suoi 195 km, ma è totalmente pianeggiante e perfettamente adatta ai velocisti.
Spazio ai passisti nella cronometro a squadre del terzo giorno, con solamente due curve da Vatan a Issoudun per 27 km, e qualche distacco in classifica generale che potrebbe cominciare a dilatarsi. Il giorno seguente sorride ai cacciatori di classiche: 150 km da Aigurande a Evaux-les-Bains, con il circuito finale da ripetere due volte che prevede la Cote du Chatelet ma soprattutto l’arrivo in salita di 2 km al 6%. Anche la tappa numero 5 dovrebbe adattarsi ai corridori esplosivi, da La Tour-de-Salvagny a Lac d’Aiguebelette per 138 km, con il Col de la Cruzille (4,7 km al 5,1%) e la Cote de Terreau (2,1 km al 6,6%) da superare negli ultimi 15 km.
Il primo schiaffone alla classifica generale lo darà però la sesta tappa, la brevissima ed intensissima Meribel - Col de la Loze di 69 km, con scalata finale di 23,3 km al 7,3% e gli ultimi 10 km all’8,6%. Il penultimo giorno sarà vietato ai deboli di cuore: due semitappe, la prima una cronoscalata di 11 km all’8% di pendenza media, da Montricher-Albanne a Les Karellis, la seconda, nel pomeriggio, da Les Karellis al Col du Mont Cenis per 70 km complessivi e salita finale di 9,7 km al 7%, da scollinare a meno di 6 km dal traguardo, prima del falsopiano finale.
Lo spazio per ribaltare la classifica, però, ci sarà fino alla domenica conclusiva, visto che la Val-Cenis - Sainte Foy Tarentaise di 100 km si presta, eccome, ai colpi di mano. In apertura si transita ai 2750 metri del Col de l’Iseran (12,9 km al 7,3%), mentre nel finale ci sono il Montes du Villaret (8,6 km al 5,7%) e l’insidiosa salita che porta al traguardo, lunga 4,8 km all’8,4% di pendenza media.
(Altimetrie in copertina)
I FAVORITI
Ormai da diverse edizioni il Tour de l’Avenir è terra di caccia degli scandinavi, in particolare dei norvegesi. E non è un caso che il favorito numero uno al successo finale arrivi proprio da lassù: Johannes Staune-Mittet ha vinto il Giro e ha voglia di provare a fare ciò che è riuscito a Baronchelli 50 anni fa. L’anno scorso fu secondo alle spalle di Uijtdebroecks, quindi perché no? Con lui ci saranno altri due grandi talenti come Johannes Kulset e Per Strand Hagenes.
Sulle gambe ha un Giro d’Italia, quello dei professionisti, quindi è doveroso tenere d’occhio Matthew Riccitello (Stati Uniti), che proverà a farsi valere contro i suoi coetanei. Poi ci sono diversi atleti che hanno già mostrato una grande predisposizione per le corse di più giorni, come William Junior Lecerf (Belgio), Tijmen Graat (Paesi Bassi), Antoine Huby (Francia), Gal Glivar (Slovenia), Hannes Wilksch (Germania), German Dario Gomez e Santiago Umba (Colombia), senza dimenticare i due astri nascenti Antonio Morgado (Portogallo) e Jan Christen (Svizzera). È appena tornato alle corse anche Archie Ryan (Irlanda), 4° finale lo scorso anno, e con lui vale la pena tenere d’occhio Lukas Nerurkar (Gran Bretagna), Fernando Tercero (Spagna), Matys Rondel (Francia) e Simon Dalby (Danimarca).
L’Italia ha il dovere di sognare in grande, con Davide Piganzoli, 5° l’anno scorso, e Giulio Pellizzari chiamati a fare classifica, mentre Francesco Busatto avrà la libertà di andare a caccia di qualche risultato parziale. Un ruolo simile al futuro corridore della Intermarché lo avranno corridori come Gil Gelders, Alec Segaert (Belgio), Anders Foldager (Danimarca), Dylan Hopkins (Australia), Ivan Romeo (Spagna), Jack Rootkin-Gray (Gran Bretagna) e Loe Van Belle (Paesi Bassi). Tra i corridori veloci, invece, occhi puntati su Luke Lamperti (Stati Uniti), che dovrà vedersela con Oded Kogut (Israele), Tim Torn Teutenberg (Germania), Stian Fredheim (Norvegia), Joshua Gudnitz (Danimarca) e Roel Van Sintmaartensdijk (Paesi Bassi).