Saranno forse solo discorsi da bar o da spiaggia, che animano l’estate italiana dei salotti buoni della politica sportiva, ma ad un anno dall’inizio della campagna elettorale per i rinnovi delle cariche federali, qualcosa si comincia già a muovere. Soprattutto c’è chi pensa il da farsi e, se c’è qualcuno che pensa, ce ne sono almeno altri cento che ne parla bisbigliando, celiando e no.
Con un emendamento al decreto PA2, approvato dal Parlamento nelle Commissioni affari costituzionali e lavoro della Camera è stato dato il via libera qualche settimana fa all’abolizione del tetto dei tre mandati per i presidenti delle federazioni sportive. Dal quarto mandato in avanti sarà necessario avere una maggioranza dei due terzi dei voti validamente espressi. Manca ancora l’approvazione da parte del Senato, ma il provvedimento può essere considerato certo.
Questo provvedimento consentirà a numerosi presidenti di federazioni, che erano già al terzo mandato di ricandidarsi e, se rieletti, restare alla guida delle rispettive Federazioni come Luciano Rossi (Fitav), Franco Chimenti (Golf), Sabatino Aracu (sport rotellistici), Angelo Binaghi (tennis e Padel) e via elencando.
Per quanto riguarda la presidenza del Coni – il presidentissimo Giovanni Malagò è anch’egli al terzo mandato – si dovrebbe (il condizionale in questo caso è d’obbligo) andare verso l’eliminazione del limite al numero dei mandati, ma in materia non è ancora stata fatta chiarezza.
In questa estate torrida rianimata da Nerone, in certe spiagge si conciona di strategie e piani B. Una riguarda proprio la figura apicale del nostro sport, della nostra Federazione, perché a pensarci è nientemeno che il numero uno dello sport tutto, uomo di esperienza e di esperienze a tutto campo, parlo di Giovanni Malagò.
Cosa c'entrerebbe il numero uno dello sport italiano con il ciclismo? Al momento poco, se non che da sempre riserva grande attenzioni al nostro beneamato sport e non ha mai nascosto il proprio interesse e la propria passione per le due ruote, ma il ciclismo potrebbe essere il suo piano “B”. I bene informati assicurano che nel caso non si dovesse avverare l’eliminazione del limite dei mandati per la presidenza del Coni, quella alla Federciclismo potrebbe essere un’opzione. Se questo dovesse accadere, non ci sarebbe nulla di clamoroso: il profilo di Giovanni Malagò è chiaramente lì da leggere e mandare a memoria. Il numero uno dello sport italiano sa cosa significhi la politica sportiva e sa perfettamente cosa fare nel caso dovesse decidere di scendere in campo. In questo caso la sfida sarebbe fin da subito elettrizzante: un uomo “fatto in casa” come Cordiano Dagnoni, espressione fin dalla nascita del mondo delle due ruote perché proviene appunto da una famiglia ciclistica vs Giovanni Malagò, eccellenza sportiva di primordine con visione internazionale e tante altre cose a corredo.
Se questi siano solo discorsi da bar o tutt’al più da spiaggia non lo sappiano, ma che qualche ragionamento in tal senso lo si stia facendo questa è una certezza. Nel frattempo, andiamoci a fare un bagnetto e poi, tra un Negroni e un Manhattan con tanto ghiaccio, cominciamo a pensare cosa è meglio per noi.