Le immagini della folla di City Hall, dove ha sede il Municipio di Copenaghen, per celebrare il secondo Tour consecutivo vinto da Jonas Vingegaard, hanno suscitato grande impressione anche in Italia.
Alla festa era presente anche Ole Ritter, il primo ciclista danese ad aver assunto una popolarità internazionale nel 1968 dopo aver stabilito il record dell'ora che gli fu strappato quattro anni dopo da Eddy Merckx. E proprio Ritter ha svolto un ruolo decisivo per il ciclismo danese nei primi anni 80 e rappresenta il trait d’union fra Italia e Danimarca.
Una volta attaccata la bicicletta al chiodo, Ritter cominciò infatti a scoprire talenti presentandoli a Ivano Fanini: uno li indicava e l'altro li sceglieva e li ingaggiava. Una collaborazione andata avanti per tanti anni e che diede vita ai più grandi successi del ciclismo scandinavo prima della recente esplosione dei vari Vingegaard, Pedersen, Asgreen, Fuglsang che hanno dato una nuova dimensione al ciclismo danese.
Se andiamo a vedere la classifica del Tour di quest'anno ci accorgiamo subito di quanto i valori stiano cambiando. Primo un danese, secondo uno sloveno terzo e quarto rispettivamente i gemelli britannici Adam Yates e Simon Yates. Quando mai in passato i rappresentanti di queste nazioni si contendevano il successo finale alla Grand Boucle? Ormai il ciclismo danese rappresenta una certezza al massimo livello del ciclismo, compreso il campionato del mondo su strada vinto da Mads Pedersen nel 2019.
Fra i dirigenti ciclistici italiani che estesero la logica di mercato a paesi meno tradizionalisti nel ciclismo ci fu proprio Ivano Fanini che diede un forte impulso ai paesi nordici tesserando decine e decine di giovani ciclisti che cercavano fortuna in Italia e che vennero per anni a vivere a Lucca per poi sfondare nel professionismo.
Anche al Tour di quest'anno c'è stato un ricordo legato ad Ivano Fanini e alla sua Amore e Vita. E' stato quando il canadese Michael Woods si è imposto, con un assolo strepitoso, nella nona tappa da Saint-Léonard-de-Noblat al Puy de Dome. Un tappone fra i più duri nel quale i grandi sacrifici del ciclista sono stati premiati a quasi 37 anni: anche lui fu lanciato nel 2014 dal patron lucchese verso una carriera partita tardi ma poi sbocciata con vittorie di prestigio.
Un altro lucchese ha avuto per anni rapporti speciali con il ciclismo danese: si tratta di Piero Pieroni, il massaggiatore storico di Ole Ritter come dei numerosi danesi che hanno corso per Ivano Fanini come Jesper Worre, Rolf Sorensen, Bjarne Riis, Soren Lilholt, Alex Pedersen, Michael Petersen, Jens Veggerby, Jorgen Marcussen, Kim Jolin Eriksen, Nicolaj Bo Larsen.
Il ciclismo danese è ormai una realtà consolidata e per questo risultato dovrebbe ringraziare il lavoro svolto da Ole Ritter e Ivano Fanini. E non è un caso che i due potrebbero ricevere presto un premio dalla Danimarca...
da La Gazzetta di Lucca