E’ un viaggio fisico e metafisico, muscolare e spirituale, mistico e perfino mitico, iniziatico e formativo. E’ un viaggio, attraverso i Pirenei, nella Spagna del nord, ma è anche un viaggio nell’anima. E’ un viaggio eletto a esempio di turismo e a fenomeno di moda. E’ un viaggio nato a piedi e diventato a pedali.
E’ il Cammino di Santiago. La via classica, ma a pedali, quella francese da Saint-Jean-Pied-de-Port, è descritta, spiegata, raccontata, svelata, illustrata da Costanza Brini e Giacomo Riccobono in una guida per Terre di Mezzo (“Guida al Cammino di Santiago in bicicletta”, 144 pagine, 19 euro). Settecentonovantasei km in 14 tappe, per una media di circa 57 km a tappa, da un minimo di 28 (la prima, da Saint-Jean-Pied-de-Port a Roncisvalle) a un massimo di 73,7 (l’undicesima, da Murias de Rechivaldo a Villafranca del Bierzo), più altri 114 km in due tappe per raggiungere Finisterre, totale 910 km in 16 giorni. Ma con la possibilità di dividere il tragitto: la prima metà dai Pirenei a Burgos, la seconda metà da Burgos a Santiago, e per chi ha soltanto una settimana da Leon a Santiago.
A Santiago, da millenni, si va a piedi. E la maggior parte di pellegrini e viandanti continua a farlo camminando. Per storia e religione. Per semplicità ed essenzialità. Per il fascino della lentezza. Anche perché è il modo più efficace per staccare dalla frenesia della vita metropolitana. Ma la percentuale dei ciclisti, soprattutto perché la bici consente di concludere il percorso in un paio di settimane, aumenta. E’ però indispensabile rispettare chi, a piedi, si sente padrone dei sentieri, probabilmente rapito da pensieri, ricordi, suggestioni, contemplazioni. E comunque neppure a pedali il Cammino deve essere interpretato come gara o competizione, sfida o impresa. Si va a Santiago per condividere stati d’animo e atmosfere sentimentali, non per incrementare tabelle di marcia o migliorare primati di velocità.
Brini e Riccobono propongono mappe, planimetriche e altimetriche, e cifre, dalle lunghezze ai dislivelli, indicano le coincidenze con i mezzi di trasporto (treni e bus), i punti di assistenza per le bici, i luoghi dove dormire e i centri dove informarsi. Poi descrivono i percorsi con eventuali alternative e suggeriscono i luoghi da vedere. Infine approfondiscono nozioni elementari, dalle streghe alle tapas, dai vigneti alle sculture, dando risposte a domande che possono nascere strada facendo.
La guida è agile, integra le tracce Gps, consolida i passaparola, rassicura incerti e timorosi. Il resto spetta a cicloturisti, cicloviandanti e ciclopellegrini. Con i cinque sensi, accesi e vigili. E con il sesto senso, quello che anche in un viaggio così facile e ricco, collaudato e frequentato, è sempre il buon senso.
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