No, signor Lefevere, la crono del monte Lussari non è “una farsa”. E il sindacato corridori ha fatto benissimo a non protestare. Così la penso io, e magari non sono neppure il solo. Per me questa crono è e resterà la cosa più bella del modestissimo Giro 2023, dopo tutto anche l'unica, chiudendo tre settimane di grigiore e di braccino. Mai fino a quest'ultimo thriller avevamo assaporato un'emozione simile, benchè la regia internazionale abbia fatto di tutto, con una serie spietata di orrende sevizie, per rovinarla in qualunque modo.
Roglic che addirittura accusa un maledetto incidente di catena, Roglic che frulla come un ventilatore, Roglic che va a prendersi il Giro e a seppellire una volta per tutte la jella di un'intera carriera. Tutto questo solo grazie a una cronometro così. Alle volte, la farsa.
Stia sereno, signor Lefevere. Sono pronto a sottoscriverlo: questa cronometro, proprio questa “farsa”, è la cosa più eccitante che ci sia capitata in queste tre settimane di grigiore e di depressione, il colpo di scena che medica e riscatta il Giro striminzito. E sa che le dico? Le dico che a Vegni, una volta tanto, bisognerebbe lealmente e onestamente dare una bella pacca sulla spalla, perchè questa crono l'ha messa in piedi lui, cogliendo al volo una delle grandi idee del compianto Cainero. E se quando cala i pantaloni davanti ai ricatti stravaganti dei corridori deve prendersi le sberle, è sacrosanto e doveroso che stavolta si prenda i complimenti più sinceri
Proprio così, signor Lefevere. Vegni ha firmato un pezzo d'autore. Lei non esita a scrivere su un giornale cose pesantissime, riporto qui le più significative, “una cronometro oggi decide il Giro, anche se possiamo chiamarlo una corsa da circo. Non soppeserò le mie parole: sono contrario al trecento per cento. Non capisco il fascino di cercare ad ogni costo quelle percentuali estreme in salita”.
Se ne faccia una ragione, signor Lefevere. Per quanto mi riguarda le concedo l'attenuante di essere belga, per cui è naturale e inevitabile la sua fatica a capire il nostro estro e la nostra fantasia, questa creatività italiana che sa diventare persino genio, purtroppo anche genio del male, ma in questo caso del Giro genio della bellezza, una cosa che magari in Belgio può suonare “da circo”, “una farsa”, ma per noi unica e irrinunciabile. S'immagini, persino una cosa di cui andare orgogliosi.
Signor Lefevere, se ce la fa si conceda anche lei uno sforzo d'immaginazione: s'immagini questo Giro, questa sfida noiosa tra Roglic e Thomas, senza la cronometro “da farsa”. Una cosa com'era fino alle Tre Cime. A me viene la malinconia. Sarebbe un Giro mediocre e dimenticabile. Invece proprio la cronometro impossibile e naif del monte Lussari ci risarcisce in pochi minuti delle tante ore di attesa, di delusioni, di frustrazioni sopportate fino a qui. Come un Poggio dopo le soporifere sette ore della Sanremo. E se è un circo, benedetto anche questo circo.
Allora mettiamola così: il Giro ha un vincitore degno, un vincitore che se lo merita, più forte degli avversari e della jella, proprio grazie alla cronometro che lei demolisce con disprezzo. Noi ce la teniamo stretta questa follia del Lussari, perchè come un gol al 96' decide nel modo più giusto e più artistico una finale bloccata e monotona.
Da italiano a belga, da uomo a uomo, le dico sinceramente l'ultima cosa: se aveva dei conti da regolare per quanto qui in Italia abbiamo detto sul discutibile ritiro del suo cocco Evenepoel, c'erano altri modi. Ma la capisco. Le sarebbe servita un po' di fantasia. Dice niente questa parola?