Quattro medici, e potrebbe aggiungersene un quinto, sono stati rinviat a processo per la morte di Michele Fanini, deceduto a 74 anni nel novembre del 2019 per una emorragia a seguito di due aneurismi, come stabilito in sede di autopsia.
Il gup del Tribunale di Lucca Simone Silvestri ha disposto il rinvio a giudizio per 4 medici del San Luca accusati di omicidio colposo: secondo l’accusa i medici non avrebbero seguito il protocollo sanitario di chirurgia vascolare causando per negligenza e imperizia la sua morte del noto meccanico e dirigente sportivo lucchese, scopritore - insieme al padre Lorenzo e ai fratelli Ivano, Pietro e Brunello, di numerosi talenti diventati poi campioni come Michele Bartoli e Mario Cipollini.
Fanini arrivò in pronto soccorso per un blocco urinario e, secondo la famiglia, venne trattato a livello urologico senza considerare gli aspetti vascolari e gli aneurismi già evidenziati. Michele Fanini era ricoverato al San Luca da alcuni giorni per problemi alla minzione ed era in attesa di essere sottoposto a un’operazione chirurgica, quando era stato trovato privo di vita nel letto.
Le indagini della Procura, dirette dal pm Enrico Corucci, erano scattate in seguito a un esposto presentato dal figlio di Michele, Lorenzo, e dai fratelli Ivano, Pietro e Brunello assistiti dagli avvocati Alberto e Fiorenzo Alessi di Rimini che chiedevano di fare luce sul decesso e sulle cure prestate al familiare.
I quattro medici erano così finiti nel mirino con l’accusa di omicidio colposo per colpa medica: il 3 novembre dovranno comparire in aula e con loro potrebbe esserc un quinto collega: il giudice, infatti, ieri ha anche disposto la trasmissione alla procura della deposizione resa proprio da un quinto medico del pronto soccorso in una precedente udienza, perché sia valutata una eventuale ed ulteriore corresponsabilità nelle condotte già contestate ai 4 imputati che potrebbero dunque salire a 5.
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