Caro presidente Mattarella, le sembrerà irriverente, ma me lo lasci dire: era ora. L'annuncio che lei verrà sul palco dell'ultima tappa per consegnare la maglia rosa al vincitore del Giro 2023 manda finalmente in frantumi un tabù antipatico e insopportabile.
Sa, presidente, la gente del ciclismo soffre effettivamente di un anacronistico complesso di inferiorità, spesso trascende nel vittimismo spinto, di fatto chiudendosi inutilmente in un serraglio poverino che proprio non fa bene a nessuno e tanto meno aiuta la causa. Riconosciuto questo limite, si lasci però dire che l'indifferenza e la lontananza del Presidente dal Giro d'Italia gridava vendetta. Da sempre.
Gli italiani del ciclismo non sono italiani minorati. Non sono figli di un Dio minore e non sono neppure di serie B. Questi italiani hanno visto per tanti anni il loro Presidente sfilare sulle tribune degli stadi di tutto il mondo per le finali del calcio, là dove è in gioco un certo spirito nazionale e dove il Paese va rappresentato. Con lei, in particolare, questi stessi italiani del Giro hanno imparato che un Presidente può persino portare il suo simbolo e il suo carisma tra la musica leggera del Festival di Sanremo e la musica seriosa della Scala. Insomma, non ci sono limiti di importanza e di protocollo, il Presidente va là dove la sua gente vive emozioni, sentimenti, suggestioni.
E già che ci siamo, aggiungiamoci anche l'eterna invidia che ha aggiunto malumori e frustrazioni: ogni anno, a luglio, la gente del Giro d'Italia vede immancabilmente al Tour de France il presidente di quel Paese e di quella gente, orgoglioso e compiaciuto, in una festa popolare che non teme raffronti con il Festival di Cannes o il circolino chic del Roland Garros. Particolare che fa la differenza: il presidente francese non va al Tour per concessione paternalistica, magari tradendo pure un certo fastidio, no, il presidente ci tiene tantissimo, e si diverte pure.
E allora, forse, capirà meglio. Perchè, perchè mai, si è sempre chiesta l'Italia del Giro, il Presidente nostro non trova un paio d'ore all'anno per premiare con la sua importanza e il suo prestigio, con il significato più sacrale e più profondo del suo ruolo, il vincitore della maglia rosa?
Appunto, perchè? Non ce l'hanno mai spiegato. Tante volte, dai vertici delle istituzioni hanno risposto che il Presidente “ha l'agenda piena”, “ha altri impegni più seri”, “ha altro da fare”. Cose così. Come a significare che il Giro d'Italia non è una cosa abbastanza seria, magari dimenticando che resta pur sempre l'ultima – certo la più importante – manifestazione di popolo, essenzialmente e intimamente fondata su un genuino spirito nazionale, per ricchi e poveri, per giovani e vecchi, per uomini e donne, per Nord e Sud.
Opinione mia, che non conta niente: se esiste ancora un posto dove il presidente della Repubblica deve stare, questo è proprio il Giro, perchè è lì che ancora sopravvive il vero spirito della Repubblica. Ma al netto delle mie opinioni personali, resta il fatto: un Presidente italiano che snobba il Giro d'Italia non è un buon Presidente. Non lo è fino in fondo.
Complimenti dunque, presidente Mattarella. Benvenuto. Il suo gesto è nobile e generoso, ma prima ancora direi proprio doveroso. Sarà un piacere vederla emendare una colpa che si perpetua da troppi anni, là nel cuore dei Fori Imperiali. Per quanto mi riguarda, quel giorno andranno assegnate due maglie rosa: una al vincitore, come sempre, ma l'altra proprio a lei, che con la sensibilità del buon padre di famiglia torna finalmente a casa.
foto da quirinale.it