E' umano e inevitabile, non c'è bisogno d'essere particolarmente bastardi, davanti alla nuova sconfitta di Van Aert nella Roubaix correre subito col pensiero alla Gand-Wevelgem dei polemiconi, quella che il campione belga ha lasciato con generosità al compagno Laporte.
Tirando i primi bilanci sulla primavera delle superclassiche, quando ormai manca solo la Liegi, già viene voglia di concludere con una drastica considerazione: come verrebbe buona a Van Aert, adesso, quella Gand-Wevelgem. Certo non è una corsa monumento, ma resta di sicuro tra quelle appena un gradino sotto. Comunque non una garetta di borgata, comunque una signora corsa. E lui, che ha preso sberle dalla Sanremo alla Roubaix, passando per il Fiandre, adesso si ritrova a mani vuote per colpa di un gesto plateale, pagando caro la generosità di squadra, che difatti un cinquanta per cento gli ha subito rinfacciato, accusandolo di tradire lo spirito sportivo più cristallino, si corre per vincere, agonismo e competizione sempre, fino alla fine, senza se e senza ma.
Allora, cosa dire di Van Aert col senno di poi? Doppiamente stupido perchè ci accorgiamo addirittura che ha buttato via l'unico trofeo degno di questo nome in una primavera complicata?
Alzo la mano, io non ce la faccio a imputarglielo. A Van Aert riuscirei a dire questo: quella Gand-Wevelgem va rimpianta soltanto se il gesto finale era calcolato, magari imposto da qualcuno, comunque una recita di marketing più o meno commerciale. Allora sì adesso faresti bene a rimpiangerla e a pentirti della carnevalata. Ma se – come mi piace credere – in quel momento sei andato unicamente dove ti portava il cuore, senza calcoli e senza tornaconti, facendo quella che ti appariva come la cosa giusta, allora stai sereno, nessuna faccia storta, nessun pentimento, nessun dubbio. Hai perso la Sanremo, hai perso il Fiandre, hai perso la Roubaix e ti sei permesso di regalare via la Gand-Wevelgem, tu pensa la follia. Ma è di queste follie, rese ancora più folli dalle sconfitte nelle altre corse, che in fondo si riempie una vita piena. Il ciclismo - e non solo il ciclismo – è segnato continuamente da basse contrattazioni sottobanco, da do ut des, da compravendite che alterano e tradiscono lo spirito sportivo più autentico. Se davvero tu l'hai fatto per pura generosità, se il regalo era vero e sincero, non pentirtene neanche un secondo. Neanche dopo una raffica di sconfitte pesanti. Così si fa tra amici. Quella Gand-Wevelgem non sarà stato il massimo in chiave tecnica e agonistica, ma resta il massimo in chiave umana. Il che, alle volte, conta come più di qualunque trofeo.