Alfonsina. Alfonsina che osò iscriversi al Giro d’Italia, era il 1924, che si mise il dorsale, che corse da indipendente o, come si diceva allora, da diseredata, che all’ottava tappa spaccò il manubrio, giunse al traguardo fuori tempo massimo, ma a furore di popolo e a decisione degli organizzatori fu riammessa in gruppo, e che arrivò al traguardo finale, cercata e osannata dalla folla. Oh, Alfonsina Strada.
Morena. Morena che a quattro corridori fermi al bar disse che lei, da grande, avrebbe voluto fare “la corridora”, tre dei corridori sorrisero, il quarto – ed era il più titolato: si chiamava Ercole Baldini - le disse che avrebbe fatto bene ma aggiunse che “è però un percorso difficile: bisogna avere tanta passione e spirito di sacrificio, ma se tu ci credi davvero, sono convinto che ce la farai”. Ce l’avrebbe fatta: la prima italiana su un podio mondiale, bronzo a Imola nel 1968. Oh, Morena Tartagni.
E Maria. Maria che correva in salita, ed era insuperabile, che poi sciava in pianura, ed era imbattibile, e che a trentadue anni (sì, trentadue) scoprì il ciclismo, e si rivelò leggera, volatile, aeronautica, Giri d’Italia e Tour de France, campionati italiani e mondiali. Con il dono del sorriso, con l’orgoglio della lealtà, con il destino di arrivare da sola altrimenti avrebbe perso anche con la propria ombra. Oh, Maria Canins.
Donne a due ruote. Per dirne soltanto tre entrate nella leggenda, nella storia, nelle enciclopedie. E nei nostri cuori. Pioniere ed esploratrici, dotate di talento ma anche di una forza di volontà – enorme: le donne devono averne più degli uomini – per appiattire difficoltà e disagi, per abbattere preconcetti e pregiudizi, per vincere diffidenze e prepotenze. E se oggi non solo la bicicletta, ma anche il ciclismo è donna, il merito è loro e di tutte quelle che pedalano per andare al traguardo o al podio, ma anche a scuola o al mercato, a spasso o in gita. E non solo nel ciclismo. Oggi, in Italia, in testa alle classifiche, ai medaglieri, ai meriti, ci sono le donne. Sorelle di sport.
Erika Morri conduce “Sorelle di sport”, il mercoledì, alle 14, su MS Channel – Sky 814 con il sostegno di Oinp (Osservatorio italiano degli enti no profit). Fondatrice di Women’s sport land of freedom, Morri ascolta le storie di donne che nello sport ce l’hanno fatta. Le prime due puntate sono state dedicate a Silvia Salis (atletica) e Giusy Versace (atletica), le prossime a Josefa Idem (canoa), Katia Serra (calcio) e Annalisa Minetti (atletica). E altre ancora seguiranno. Strategia: “Innescare un circuito intergenerazionale virtuoso fino a domandare alle giovani atlete di completare il circolo condividendo online i propri momenti di sostegno vissuto nel quotidiano”. Intenzione: “Capire se nel loro percorso hanno incontrato ‘sorelle’ capaci di aiutarle o se loro stesse sono state protagoniste di storie di sorellanza”. Obiettivo: “Un telegiornale delle buone notizie facendo diventare diventare virali le buone azioni a partire dal mondo dello sport per poi allargarsi in tutti i settori”.
Ci saranno anche sorelle di ciclismo. Il ciclismo, lo sosteneva Henri Desgrande, fondatore del Tour de France “è una essenza caratteriale”. E le donne in bici ne hanno da vendere. Le interviste si possono rivedere su https://mschannel.tv/#sezguidatv
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