Veronica è una donna di 30 anni che, come tante, sempre più numerose anche in Italia, ogni mattina va al lavoro pedalando. E che ogni mattina spera di trovare la pista ciclabile sgombra di ostacoli inopportuni. Non sempre con successo.
«Per una volta che ci danno uno spazio dove non diamo fastidio, ci troviamo a dover urlare dietro a tanti pedoni indisciplinati e macchine che vedono la ciclabile come un parcheggio!» ci racconta lei, che abita a Mombretto di Mediglia (sud-est di Milano, sulla strada statale Paullese) e lavora a Peschiera Borromeo: 7 chilometri in bicicletta in direzione nord all'andata e altrettanti in direzione sud al ritorno, cinque giorni su sette.
Tra slalom e scampanellate di ordinaria amministrazione (che ovviamente non dovrebbero essere tali ma tant'è) a Veronica nel giro di una settimana sono capitati un paio di episodi che, al disappunto per la negligenza di pedoni e conducenti, aggiungono lo sconcerto per le risposte che certuni sono in grado di dare quando tale negligenza viene fatta loro notare.
Episodio 1 - Furgone parcheggiato sulla ciclabile. Lei si ferma e protesta col conducente, che si trova coi colleghi operai vicino all'automezzo. La risposta di lui: «Ma io sto lavorando!»
Come se ciò autorizzasse a intralciare il sereno passaggio di utenti della strada che non sono di serie B, e che magari al lavoro si stanno recando. Possibilmente senza intoppi.
Episodio 2 - Uomo che cammina portando un bimbo nel passeggino. Lei gli suona e lo invita a spostarsi sul marciapiede, che come potete vedere nella foto-copertina di questo articolo, si estende ai due lati della ciclabile. Lui, evidentemente infastidito dal fastidio di lei, replica così: «Vedi che sono col passeggino eh!»
Qui probabilmente interviene una curiosa equazione mentale: bambino piccolo + oggetto con le rotelle = legittimo camminare sul percorso riservato ai ciclisti...
Per dovizia di cronaca, questi surreali momenti sono capitati lungo il laghetto azzurro di Peschiera Borromeo. Ma il nostro Belpaese è pieno di simili "luoghi del misfatto" e di "veroniche" che quotidianamente, con le proprie bici, devono schivare italica incultura e incivile supponenza. Coi pericoli che ne conseguono.