La Vuelta a San Juan sarà l'ultima corsa della carriera per Maximilian Richeze, velocista argentino che compirà 40 anni a marzo e che in una lunga intervista che ci ha concesso confessa: «L'idea era quella di fare un'altra stagione, poi a dicembre è saltato un po' tutto, quindi ecco la scelta di ritirarmi qui, alla Vuelta a San Juan, dove tutto era cominciato».
Il tuo nome nella campagna acquisti era affiancato a quello di Mark Cavendish.
«Avremmo dovuto correre insieme nella B&B, poi il progetto è naufragato, io ho continuato a parlare con Mark, mi diceva che mi voleva portare con lui, abbiamo parlato anche del discorso Astana e da un giorno all'altro non mi ha più risposto al telefono. È un grande campione ma dal punto di vista umano mi ha deluso. Eppure non era difficile dirmi che non poteva portarmi con lui, bastava una telefonata o un messaggio, avrei capito. Correre con lui, pensare di affrontare insieme il Tour de France per cercare di centrare un record storico mi dava una grande motivazione. In questi mesi era stato sempre lui a cercarmi e per questo avevo continuato ad allenarmi con serietà perché oggi anche alla prima gara dell'anno devi essere almeno al 90%».
La tua carriera è alle ultime battute, cosa ti resta?
«Della mia carriera mi restano tanti amici, tanti bei momenti, ho avuto la fortuna di correre in grandissime squadre, soprattutto la Quick Step che è stata per me una vera seconda famiglia. Sento ancora molti ex compagni di squadra, anche con Lefevere chiacchieriamo di tanto in tanto. E alla fine è questo che conta, portarsi dietro delle belle amicizie».
I momenti più belli?
«Momenti belli ne ho tanti, la maglia gialla al Tour con Gaviria - per come l'abbiamo preparata e per la sua giovane età - è stata una bella emozione, poi il Tour de France 2019 con Alaphilippe a lungo in maglia gialla mi ha dato soddisfazioni straordinarie. Tra le mie vittorie ne ricordo bene due, quella in Svizzera davanti a Sagan in maglia iridata e a Gaviria, ma quella è stata... uno sbaglio, e poi quando ho vinto qui in Argentina, davanti alla mia famiglia e alla mia gente. Sono molto soddisfatto della mia carriera, ho avuto le mie opportunità, ho sempre avuto un ottimo rapporto con i miei capitani e le loro vittorie le ho sempre sentite anche mie».
Sappiamo che il momento del distacco non sempre è facile.
«Non è facile dire basta, sto cercando di prepararmi perché non è semplice quando arriva il momento. Ho fatto 17 anni da professionista, corro da quando avevo 13 anni, quindi bisogna trovare nuovi stimoli e accettare di chiudere questo ciclo. In questo senso io personalmente ho difficoltà ad accettare la fine di questo capitolo, mi sto facendo aiutare da un terapeuta per assimilare il cambiamento di vita che mi aspetta e non far soffrire la mia famiglia. Ho visto colleghi "rovinarsi", non voglio fare la loro fine».
Come sarà il tuo futuro?
«Ho già una azienda avviata con mia moglie e mio fratello, produciamo uva passita e uva da tavola, e con la famiglia abbiamo a Buenos Aires un negozio di biciclette all'ingrosso, darò una mano anche a loro ma il mio grande sogno è di fare qualcosa qui a San Juan con i bambini, sfruttando magari il nostro velodromo e continuando a lavorare per il futuro del ciclismo. E mi piacerebbe, perché no?, collaborare anche con gli organizzatori di San Juan per questa gara che per noi argentini è molto importante».
Nell'allegato potete ascoltare l'intervista con Richeze realizzata a San Juan