In questi giorni nel mondo del Ciclismo è stata ufficializzata una novità storica. Anzi monsieur Prudhomme ha parlato con orgoglio di una “série numéro un”.
La prima volta di un Tour che non arriverà a Parigi, ma a Nizza. La prima volta che diverse regioni italiane uniranno le loro forze. Io aggiungo: la prima volta che le due tappe iniziali saranno più che impegnative. Soprattutto nel 2024 sarà la prima volta del “Tour d’Italie et France”.
L’evento è epocale perché scuote i nostri animi, le nostre certezze, la nostra storia, e ci obbliga ad interrogarci. E’ cosa giusta?
I punti di vista possono essere infiniti, perché infiniti sono i significati che attribuiamo ai Grandi Giri. I Grandi Giri per alcuni devono preservare degli ideali: la Nazione, il Ciclismo, e magari anche il Ciclismo Giovanile. La risposta può essere che gli organizzatori di corse per primi hanno promosso paesi lontani, mettendo in campo le loro migliori professionalità all’estero. Sul ciclismo giovanile un confronto con quanto accade oltre le Alpi potrebbe anche suggerire idee nuove.
Alla fine bisogna accettare il punto di vista ineluttabile: Le Tour de France è un evento mediatico che promuove un territorio nel mondo. E se quel territorio crede fortemente nel Turismo, può rivolgersi ad un organizzatore europeo di tutto rispetto. L’alchimia ASO - Paese più bello del mondo (non credo di dovere specificare che sia l’ltalia) può veramente conquistare l’universo.
Gli organizzatori italiani di corse ciclistiche non scoprono oggi la concorrenza. E ora subiscono gli stessi effetti di quella globalizzazione che fa saltare le imprese italiane aumentando anno dopo anno la dimensione necessaria alla sopravvivenza. Ma in questo caso è difficile trovare dei responsabili nel mondo del ciclismo.
Probabilmente, le uniche perplessità degne di essere ascoltate, perché non generate da invidia o rancore, sono quelle degli abitanti di Firenze, della Regione Emilia-Romagna e della Regione Piemonte. Sono loro che pagano la Grand Départ e che hanno il diritto di chiedersi se i loro amministratori hanno fatto un investimento che produrrà degli equi benefici. Non avranno mai degli elementi oggettivi di valutazione. Potranno però fare tutto ciò che è nelle loro possibilità per sviluppare al massimo gli effetti sperati.
Oltre ovviamente a godersi la Grande Boucle 2024 a chilometro zero. Ma ora che arriva a Nizza, il grande ricciolo (Grande Boucle) che girava attorno al paese fino a giungere a Parigi, dovrà cambiare nome?
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