Non è vero che a Roma non si possa girare in bicicletta. Bisogna fare attenzione, come a Milano o a Bologna, come a Napoli o a Genova, come dovunque. Traffico, si sa. Buche, ancora. Rotaie, è vero. Sampietrini, sempre. Ma il clima è più favorevole che altrove. E la città è di un’infinita bellezza. Strapedalabile.
E allora ecco 11 itinerari, scomposti in 92 tratti, per un totale di 320 chilometri, con 74 mappe e 57 posti da scoprire vedere studiare esplorare ammirare, i più interessanti da un punto di vista culturale, non i più conosciuti, perché di quelli si può sapere tutto anche sulle guide turistiche tradizionali.
José M. Carcione ha scritto “Roma in bici” (edizioni il Lupo, 168 pagine, 20 euro): meglio una mountain bike o anche una city bike, meglio in certi tratti salire su un treno, meglio evitare alcuni parchi (Monte Mario, Pineta Sacchetti e Insughereta) e preferirne altri (Villa Ada, Villa Borghese, Villa Glori, Villa Pamphilj), meglio talvolta approfondire con speciali applicazioni, consigli e regole per godersi “un museo all’aperto” unico al mondo.
Chi ha gambe, può affrontare la Regina Ciclarum, 81 chilometri da Castel Giubileo a Ostia per la ciclabile del Tevere e l’Isola Sacra. Chi ha occhi, può dedicarsi alla Roma storica, 22 chilometri per Gianicolo, Trastevere, centro storico, Foro Romano, Ghetto e campo dei Fiori. Chi ha voglia di fiume, può andare dal Ponte Matteotti al Ponte Milvio, tre chilometri sul lato destro del Tevere. Chi ha bisogno di aria, può pedalare per quasi quattro chilometri dal Parco della Caffarella fino all’incrocio tra la via Appia e la via Cecilia Metella.
Corcione, traduttore e saggista, diviso fra tango e milonghe, ricercatore nell’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale di Trieste, ha attraversato Roma in lungo e in largo, così ha scelto di non tentare un’opera enciclopedica – sarebbe stato impossibile segnalare tutti i possibili percorsi ciclabili (e per questo suggerisce alcuni siti web più specifici) -, ma di proporre una sua personalissima lista curiosa e sentimentale. Come il buco della serratura nel cancello del Priorato dei Cavalieri di Malta sull’Aventino, come la cupola finta nella Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, come l’effetto acustico a Piazza del Popolo, come...
Roma non finisce mai di sorprendere. E a Roma non si finisce mai di pedalare.
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