Non accenna ad attenuarsi la tempesta sulla Federazione ciclistica italiana. Oggi la Gazzetta dello Sport raccoglie il pensiero del due volte campione del mondo, che ha rifiutato le tardive provvigioni ribadendo la sua posizione: «Ho trovato inopportuna la convocazione, e anche il fatto che mi siano stati offerti dei soldi, che ho rifiutato», spiega Gianni Bugno mentre è in auto con l’amico avvocato Fiorenzo Alessi. «L’accordo tra Federazione e Tci credo che sia stato concluso a marzo —riferisce Bugno — ma io ne avevo già parlato con l’onorevole Gianfranco Librandi (proprietario della Tci, ndr) l’anno scorso. Dell’esistenza di una provvigione a mio favore non ne sapevo niente, non sono stato certo lì a fare il contratto. Ho dato solo un consiglio a Librandi, un amico, indicandogli la Nazionale nel caso avesse voluto fare una sponsorizzazione. Ma non era il caso da parte mia di accettare soldi».
Sempre Gazzetta ripropone le cinque domande, così come il presidente della Lega Mauro Vegni: «Siamo perplessi, chiediamo spiegazioni — afferma Vegni, che è anche direttore ciclismo di Rcs Sport —. Il presidente Dagnoni deve darci conto di quanto sta accadendo. Finora, quanto è stato detto non mi ha convinto per niente, servono delle dichiarazioni che diano un senso a tutto l’accaduto. Finora ho percepito l’atteggiamento di chi è il padrone di un’azienda, ma in questo caso i soldi sono delle società sportive che già fanno tanta fatica ad andare avanti. Questo modo di gestione della Federazione non convince, e a livello internazionale non ne usciamo bene. Chiediamo chiarezza e contezza di quanto sta accadendo. Immediatamente».
A corredo di tutto c’è un riferimento allo sfogo di Davide Cassani su facebook, che potete leggere anche sul sito e le 5 domande che la Gazzeta ha posto al presidente Cordiano Dagnoni.
Poi c’è Il Corriere della Sera, che riporta anch’esso le dichiarazioni di Gianni Bugno, oltre a quelle di Luciano Modolo, titolare di un’importante agenzia di intermediazione veneta, contattato da Marco Bonarrigo. «La settimana scorsa – racconta Modolo – ho ricevuto una telefonata da Amadio che tra l’altro non rammentava nemmeno il nome della mia società: siamo la Futura Eventi, gli ho ricordato. Amadio mi ha comunicato che avevo maturato provvigioni per aver portato in federazione lo sponsor Acqua Dolomia. Bene, ma io non ho nessun contratto, nessun mandato da parte della Fci per poter incassare: a che titolo ricevo il pagamento? Tra l’altro non so quanto mi spetti perché non abbiamo mai parlato di percentuali o ratei. Quando mesi fa Amadio mi chiese se conoscevo uno sponsor nel settore acque minerali, io gli segnalai Acqua Dolomia con cui lavoro da anni. Poi lui e la Fci sono scomparsi e io mi ero messo il cuore in pace: affare mancato. Ora mi dicono che dovrei incassare dei soldi…».
Bonarrigo chiosa così: «Stando alle dichiarazioni di Bugno e Modolo – almeno nel caso di Tci e Dolomia (i due contratti quadriennali ammontano a diverse centinaia di migliaia di euro) – Amadio avrebbe provato a concordare una provvigione “a posteriori” senza mandato o accordo scritto». Per una volta, faccia uno sforzo anche Roberto Amadio team manager della nazionale, ci metta la faccia. Spieghi perché queste intese non sono state concordate in precedenza come si è soliti fare con tutte le trattative commerciali di questo mondo. Ma soprattutto, se queste intese le ha fatte lui, perché dovrebbero finire ad altri? Perché prima si è pensato ad una ipotetica società irlandese (la Reiwa Management, ndr) e poi sono saltati fuori i nomi dei beneficiari e tra questi quello di Roberto Amadio. Quasi tutti asseriscono di aver trattato con lui (Enerviti, Buzzati e Acqua Dolomia), ma il nome di Amadio non salta mai fuori?