Il Corriere della Sera, oggi, ha alzato il piede dall'acceleratore, La Gazzetta dello Sport, no. Sulla rosea, anche oggi, c'è una pagina abbondante sulla questione delle “provvigioni d'irlanda” e quelle domande inevase che attendono ancora una risposta. Silenzio da parte della Federazione, silenzio da parte anche del Coni, questo è anche giusto cominciare a dirlo. Tutto bene madama la marchesa, la tattica è una e una sola: lasciamo che il tempo scorra e poi la gente si dimenticherà. È proprio un bel modo di gestire le questioni pubbliche, se così fosse - e mi auguro che così non sia - mi propongo come presidente di qualcosa: basta non fare nulla e non muovere dito per assolvere l'impegno. È bellissimo, mi sento pronto!
Detto questo oggi il vice direttore della Gazzetta e direttore di Sport Week Pier Bergonzi punta l'indice sul consigliere federale Crisafulli, reo di aver usato termini e toni tutt'altro che signorili nei confronti della vice presidente Norma Gimondi. «Ora si è saputo (e ci sono le registrazioni) che Norma Gimondi è stata “aggredita verbalmente” (come ci ha raccontato lei stessa nell’intervista di lunedì) dal consigliere Gianantonio Crisafulli, che alzando il tono della voce l’ha definita, tra l’altro, ignorante e scorretta - scrive Bergonzi -. Toni e parole inaccettabili in quel contesto, rivolti a una donna che da tempo era stata isolata soltanto perché aveva indicato l’anomalia di quel verbale del 18 giugno che conteneva un punto (quello sulle provvigioni all’irlandese Reiwa Management) che non era mai stato discusso». E ancora: «Gianantonio Crisafulli, bergamasco come Norma, non solo non lo ha capito, ma sì è permesso di aggredirla con parole inappropriate. La verità è che inadeguato al ruolo che ricopre è lui e dovrebbe dare le dimissioni esattamente come il presidente Cordiano Dagnoni, che non ha ancora trovato le risposte alle domande che gli abbiamo posto, e così dovrebbero fare gli altri componenti del consiglio, come ha chiesto Norma Gimondi».
Le domande inevase e in attesa di una risposta restano sempre le solite.
1. Perché ha sentito il bisogno di rivolgersi ad una società irlandese per la mediazione con gli sponsor?
2. Perché avrebbe voluto pagare 106 mila euro di provvigioni alla Reiwa che non ha mai firmato alcun contratto e non ha mediato con alcuno sponsor?
3. Chi sarebbero quindi i destinatari delle provvigioni?
4. Come è stato possibile un errore così marchiano che ha portato a modificare un verbale con assoluta disinvoltura (il 6 agosto), inserendo un punto (3.6) che mai era stato discusso nel consiglio precendente del 18 giugno?
5. Come spiega il presidente le dichiarazioni sconcertanti rilasciate a Marco Bonarrigo sul Corriere della Sera, con le quali spiega il “giro del fumo”. Ve le ricordo, sono bellissime: «Bugno ricorda male perché sono io che ha presentato a lui l'imprenditore (Gianfranco Librandi, ndr) che poi è diventato nostro sponsor, non lui a me», cosa peraltro smentita dallo stesso Librandi. E ancora: «In realtà lo sponsor TCI (Telecomunicazioni Italia, ndr) mi è stato presentato da un amico. Invece di dare la provvigioner direttamente a lui, ho chiesto alla Reiwa di produrre fattura unica a noi e di distribuire i soldi ai procacciatori. Loro magari di mestiere fanno i salumieri, non gli intermediari, e la fattura non la possono fare».
Io, dopo aver letto questa spiegazione, penso di aver capito chi fa il salumiere.