L’inchiesta sulle fantomatiche provvigioni da corrispondere a qualcuno vive oggi una nuova puntata. È chiaro che in ambiente federale, a questo punto, si parli di accanimento. Di un atteggiamento ostile da parte della stampa. Di un desiderio morboso di verità, quando la verità è chiara: dovevamo pagare delle provvigioni e pensavamo che una società irlandese fosse meglio per consentire al fortunato o ai fortunati di avere una minore pressione fiscale. Il problema però resta lì, sul piano dell’etica (ma ne conosceranno il significato i consiglieri federali e i vice presidenti tutti?) e della trasparenza, ma anche giuridico, perché ci sono stati chiaramente passaggi in consiglio poco ortodossi.
Oggi La Gazzetta dello Sport ha mandato in edicola una pagina intera dal titolo: “Le carte ai magistrati”. In sostanza veniamo a sapere che sono stati fatti quattro (4) esposti alle Procure della Repubblica: Milano, Roma, Padova e Vicenza. «Le ha mandate direttamente il sito ciclismoweb.net che per primo ha scoperchiato questo affare: sono state inviate volta per volta che venivano svelati i dettagli». Quindi, a questo punto, toccherà ai magistrati valutare il materiale prodotto e agire di conseguenza.
La “rosea”, spiega e presenta il caso con dovizia di particolari, tracciando un profilo della Reiwa e prefigurando i movimenti che potranno esserci a livello di giustizia sportiva o ordinaria. Anche il Corriere della Sera ha prodotto materiale molto interessante: sia sul sito (potete tranquillamente andare a verificare) che sul cartaceo.
Scrive Marco Bonarrigo: «Dopo Enervit spa, ieri anche Massimiliano Sanna, manager della Mp Filtri di Pessano, ha spiegato al Corriere della Sera che l’azienda ha “investito nella Fci senza intermediari, con un contratto proposto da Roberto Amadio, team manager delle nazionali. Siamo veri appassionati di ciclismo: la vicenda ci sconcerta». Gilberto Zaina, ceo di Acqua Dolomia: «Mai sentito parlare di Reiwa, siamo entrati su proposta di Amadio. Prenderemo le distanze anche sul piano legale». Amadio ha contattato anche la bellunese Buzzatti Trasporti. «Sono stupefatto e mortificato come imprenditore e italiano – spiega il ceo Mario Buzzatti -, ho firmato un contratto diretto di cui ho già pagato la prima data». Gianfranco Librandi, titolare della Tci Led: «Abbiamo firmato direttamente con la Fci – spiega il deputato di Italia Viva – grazie al consiglio di Gianni Bugno, un grande campione. Non avevamo nessun bisogno di intermediari».
Insomma, tutte le aziende hanno detto di aver fatto accordi con Roberto Amadio, senza alcun bisogno di intermediari. Singolare che l’onorevole Librandi smentisca, quando lo stesso Cordiano Dagnoni, sempre sul “Corriere della Sera” (giovedì 25 agosto), aveva spiegato a Marco Bonarrigo: «Bugno ricorda male perché sono io che ho presentato a lui l’imprenditore che poi è diventato nostro sponsor, non lui a me».
Tutto molto bello, per dirla con Bruno Pizzul, un pasticciaccio in piena regola per dirla con Carlo Emilio Gadda, ma noi attendiamo sempre una domandina facile facile: a chi sarebbero dovuti andare quei soldi? È chiaro che l’avete capito bene. Basta che lo si dica e che gli si faccia un bonifico sul conto corrente in Italia. Non ce l’ha? Che lo faccia.
Però mi preme chiudere con una riflessione non meno grave e dolorosa: gli insulti che un consigliere federale avrebbe rivolto a Norma Gimondi. Bene, non solo il consiglio federale fatica a capire il momento e le carte che ha davanti al naso, ma non ha nemmeno la sensibilità di comprendere la gravità di questo gesto aberrante. E la cosa che più mi fa specie è sapere che non una donna si è alzata in solidarietà con Norma. Niente di niente. Spero che anche su questo si faccia chiarezza, e che questo signore – e mi sforzo di chiamarlo signore – venga accompagnato alla porta senza se e senza ma.