Ci sono frasi che un ciclista si sente ripetere almeno una volta ogni due uscite, non solo quando pedala ma anche quando, in abiti civili dichiara inavvertitamente la sua passione per le due ruote: prima fra tutte: “siete sempre in mezzo alla strada”, seconda, a pari merito con “quanto pesa la tua bici?” è senza dubbio: “vi hanno fatto le piste ciclabili perché non le utilizzate?”
Quanta ragione c’è in questa dichiarazione? La Legge cosa prevede? Che differenza c’è tra pista ciclabile e ciclo-pedonale? Quali obblighi per il ciclista?
Il punto sulla LEGGE – ART. 182, COMMA 9 del Codice della Strada.
In effetti, quando vi sono piste riservate solo ed esclusivamente ai ciclisti la legge imporrebbe di utilizzarle. Lo dice l’art. 182, comma 9 del codice della strada, pena una sanzione che va dai 25 ai 100 euro.
La domanda sorge spontanea: esistono piste realmente “RISERVATE” ai ciclisti? Oppure per lo più vanno condivise con pedoni, cani, monopattini e podisti? Per riservate, se l’italiano non inganna, si intende dedicate alle sole biciclette, tassativamente, senza promiscuità, senza condivisione con altri utenti della strada, senza pericoli, pedoni, animali, ostacoli vari ed altre pericolose convivenze.
La promiscuità costituisce infatti un pericolo ben maggiore della carreggiata, motivo per il quale i ciclisti preferiscono percorrere la carreggiata insieme alle automobili piuttosto che buttarsi in un percorso da videogame quale una ciclo-pedonale.
La valutazione rischi e benefici che si compie potrà essere riproposta nell’eventuale ricorso dinanzi al Giudice di Pace o Prefetto in caso di sanzione da parte dei vigili. Mettendo le mani avanti, in caso di multa in questi casi si può impugnare il verbale e nel ricorso spiegare, magari documentandolo con foto e testimoni, che quella pista ciclabile costituiva un pericolo per il ciclista e per gli altri utenti della pista.
Stiamo ovviamente parlando delle piste ciclo/pedonali, da distinguere dalle piste ciclabili.
Per lo più in Italia vedrete il cartello che condivide pedone e bicicletta (ciclo/pedonali), adatte al ciclista cosiddetto urbano o da passeggio, che dovrà rispettare una velocità non superiore ai 15 km/h, impensabile per un ciclista sportivo.
CICLO PEDONALE – QUALE OBBLIGO PER IL CICLISTA.
Quando invece il cartello che annuncia la pista contiene solo la bicicletta ci troveremmo dinanzi ad una pista riservata solo alle bici. In questo caso scatta obbligo, salvo i motivi visti sopra, e in caso di multa ci sarebbe poco da fare, se non dimostrare che nonostante il cartello la pista era affollata da altri utenti, non ciclisti, ciò che avrebbe reso estremamente pericoloso rispettare il divieto.
Quando sul cartello c’è anche l’omino, invece, nessun obbligo incombe sul ciclista che potrà scegliere se buttarsi con la bici nella mischia di pedoni, cani al guinzaglio, pattini, monopattini e passeggini, oppure scegliere il minor male delle auto che sfrecciano sulla carreggiata.
In casi potrà capitare di ricevere insulti dall’automobilista di turno, per il solo fatto che secondo lui state invadendo una strada a lui riservata, come se avesse acquisito, una volta seduto al volante, il possesso della strada e guai a contraddirlo.
L’automobilista non sa che quella ciclopedonale non impone alcun obbligo, come non sa che anche la ciclabile, se non ha certe caratteristiche, dovrà essere evitata, paradossalmente per una maggiore sicurezza!
L’automobilista, quindi, avrebbe ben poche ragioni per inveire contro il ciclista, che in questo caso sarebbe del tutto legittimato a condividere con lui la carreggiata, al pari di ogni altro veicolo.
IN CASO DI INCIDENTE
Anche in questo caso, l’esistenza di una ciclabile non autorizza l’automobilista ad investire il ciclista, né lo esime dal rispettare norme più generali di prudenza di distanza di sicurezza, di effetture il sorpasso solo ed esclusivamente con le dovute norme cautelari.
La dinamica dell’incidente verrà valutata tenendo conto delle rispettive condotte, a prescindere dall’esistenza o meno di una pista ciclabile. Quindi, qualora l’automobilista non abbia rispettato uno STOP e investa un ciclista non potrà invocare il mancato utilizzo della ciclabile da parte del ciclista! Allo stesso modo se in fase di sorpasso dovesse urtare il ciclista verrà condannato per aver effettuato un sorpasso non in sicurezza, a prescindere dall’esistenza o meno di una ciclabile.
I Giudici di merito si sono più volte espressi a favore di questo principio, considerando proprio che una ciclopedonale non può considerarsi quale pista riservata alla circolazione dei velocipedi secondo la definizione che ne dà il Codice della Strada all’articolo 3, proprio perché consente la circolazione promiscua di velocipedi e pedoni (Giudice di Pace di Como n. 1027 del 2018 e Giudice di Pace di Belluno n. 124 del 2017).
Peraltro, la responsabilità del sinistro non ha alcuna attinenza all’utilizzo o meno della ciclabile e la dinamica del sinistro andrà valutata secondo le rispettive responsabilità.
I PUNTI CRITICI DELLE CICLABILI
In un mondo ideale i ciclisti andrebbero ad allenarsi su ciclabili a loro dedicate, lontano dal traffico e dalle automobili. Nel mondo attuale, quello italiano, i ciclisti le evitano, non certo per snobbismo, ma per ragioni fondate, che andiamo a riassumere in 5 punti:
1) LA PROMISCUITA’
quell’assembramento illogico, che costringe ciclisti, runners, monopattini, tricicli, cani, passeggiatori, a spartirsi una strada che consentirebbe a mala pena una bici per volta! un attimo potrebbe rivelarsi fatale, e ritrovarti attorcigliato con la forcella, nel guinzaglio del volpino sfuggito alla padrona: in quel caso il volo d’angelo è assicurato! Per non parlare dei podisti e delle loro ripetute, con repentini cambi di direzione: anche in quei casi l’impatto è inevitabile!
2) LA CATTIVA MANUTENZIONE
Si tratta di un dato certo e incontestabile: sulle ciclabili le ruote si bucano, si rompono, si cade per le radici che tagliano l’asfalto, si balla come alla roubaix, si inciampa nelle nutrie, sui topi, su ghiande e rami sparsi dal vento! Talvolta sono autentiche trappole, zeppe di insidie e trabocchetti, ai quali diventa pressoché impossibile sottrarsi.
3) LA DISTANZA
Per lo più le piste ciclabili sono strette, troppo strette per contenere più di un ciclista per volta. Impossibile viaggiare appaiati, pericolosissimo quando si incontra qualcuno in senso inverso…ci si sfiora con un certo brivido e qualche volta i manubri si agganciano!
Perché una ciclabile sia utilizzabile dal ciclista in allenamento è indispensabile ci sia la giusta larghezza, specialmente se a doppia percorrenza. Sulle ciclabili odierne, invece, passa a mala pena una bici, una per lato, ed è un niente agganciarsi con il ciclista che proviene dal senso contrario!
4) NESSUNA PROTEZIONE
Questo aspetto non è banale e andrebbe studiato con molta attenzione: delimitare le ciclabili potrebbe risultare perfino pericoloso in alcuni casi, quindi una volta studiato il percorso sarebbe bene individuare i punti che richiedono protezione e quelli invece dove sarebbe più sicuro lasciare la via di fuga.
Le ciclabili attuali, salvo qualche rara e virtuosa eccezione, sono percorsi immaginari, che compaiono e scompaiono sotto le nostre ruote, delimitate da semplici righe gialle, intermittenti, con qualche disegno sbiadito, che si interrompono, riprendono, creando vuoti improvvisi, sfociando nel nulla.
5) INADATTE AGLI ALLENAMENTI
Questo è il vero tasto dolente: le ciclabili sono assolutamente inadatt per allenarsi, bandite dagli sportivi: impensabile tenere alte velocità senza rischiare grossissimo.
A voler guardare lontano e per accontentare tutti, una soluzione da sogno sarebbe realizzarne due tipologie:
a) una ciclabile per lo svago, dove possono correre i bambini, le city bike, i tricicli, e dove l’intera famiglia possa pedalare allegramente, con ampi spazi di manovra, protezioni laterali, asfalto liscio e ben tenuto, che possa consentire di volgere ogni tanto lo sguardo, perché la velocità, ridotta, consente ogni manovra, anche di emergenza, in totale sicurezza.
b) Una ciclabile dedicata agli allenamenti, ad alta velocità da sforzo muscolare, con due ampie e rigorose corsie, delimitate ma senza pericolosi ostacoli, costantemente tenute pulite, con regole rigorose e tassative, quasi come fosse un velodromo a cielo aperto.
E poi… costruirne tante, tantissime, larghe, larghissime, ordinate, pulite e pensate da chi abbia competenza, magari su esempi eccellenti quali quello olandese o francese.