Oggi è il 18 luglio: applaudiamo Claudio Chiappucci. Sono infatti trascorsi 30 anni da quella che è stata probabilmente la fuga vincente più spettacolare nell’era moderna del ciclismo in una gara a tappe. Il 18 luglio 1992 Claudio Chiappucci ha infatti trionfato nella Saint-Gervais – Sestriere di 254,5 chilometri, tredicesima tappa del Tour de France. Il corridore di Uboldo ci è riuscito a coronamento di una fuga di 192 chilometri, di cui 125 in perfetta solitudine.
Il Tour de France ’92 fece tappa sulle Alpi già il giorno prima, 17 luglio, con la Dole – Saint Gervais Mont Blanc di 267,500 chilometri vinta dall’occhialuto elvetico Rolf Jaermann del team Ariostea. Era un’epoca in cui le tappe dei grandi Giri avevano una lunghezza media superiore rispetto a quelle del terzo millennio. A Saint Gervais era in maglia gialla Pascal Lino. Tutti la consideravano leadership pro-tempore: grande favorito per il successo finale era lo spagnolo Miguel Indurain, con Gianni Bugno e Chiappucci outsider di lusso unitamente allo statunitense Andy Hampsten e altri corridori.
Chiappucci era uscito dal Giro d’Italia in forma smagliante, però secondo in classifica, battuto da Indurain. La Saint Gervais – Sestriere comprendeva svariati colli compresi quelli mitici da affrontare da metà percorso in avanti: Iseran, Moncenisio e il Sestriere, in Italia.
Claudio Chiappucci non era ancora soprannominato Diablo: il soprannome è nato nel settembre 1992 in Colombia. Era considerato un “combattivo varesino della Carrera” pur vantando già la Milano – Sanremo e altri successi.
Nella Saint Gervais – Sestriere l'«aspirante Diablo» fuggì dopo il primo colle con altri ardimentosi. Sembrava un’azione folle considerando la forza della Banesto, squadra di Indurain, e di altri team degli aspiranti alla maglia gialla finale. Soprattutto intimoriva il numero dei chilometri mancanti al termine. Chiappucci era il capitano della Carrera – Tassoni e in quella tappa sfoggiava la maglia a pois simbolo del primato in classifica scalatori al Tour de France. In cima all’Iseran l’uomo di Uboldo rimase solo al comando della tappa; mancavano 125 chilometri alla conclusione.
Dietro di lui Indurain organizzò l’inseguimento: temeva molto Chiappucci che già era salito due volte sul podio al Tour de France, seppur da piazzato. E anche Bugno, capitano della Gatorade, mise alla frusta il suo compagno di squadra Abelardo Rondon per rincorrere Claudio. Va precisato che il Tour de France negli Anni ’90 era già corsa per Gruppi Sportivi, non più per Nazionali. Quindi Bugno non aveva alcun obbligo di alleanza con Chiappucci, leader di un team concorrente.
Chiappucci passò sull’Iseran con 2’20” su Roberto Conti e Richard Virenque, 2’30” su Chioccioli e Lino, mentre Bugno, Indurain, Hampsten, Virenque e gli altri erano più staccati. Pedalando con gambe e cuore Claudio riuscì a salvare poco più di un minuto sui nuovi immediati inseguitori, compresi Indurain e Bugno, dopo la scalata al Moncenisio. Rimaneva il Sestriere che pur avendo pendenze inferiori rispetto a Iseran e Moncenisio a quel punto della tappa, con 40 gradi di temperatura e l’immenso sforzo sostenuto diventava un macigno. La tappa si svolse tra un mare di folla. Sulle strade di Francia e Italia tutti incitavano Claudio. All’inizio della salita di Sestriere il vantaggio di Claudio si era ridotto ad un minuto su Franco Vona, laziale di Ripi, Indurain, Bugno e Hampsten. Su 4 immediati inseguitori, ben 3 vantavano almeno un grande Giro nel palmares.
“Chiappucci non ha scampo”, cominciarono ad esclamare a malincuore tanti sportivi. ”Il vantaggio di Claudio si riduce a 45 secondi ”, esclamò Adriano De Zan, quasi con le lacrime agli occhi, nella diretta Rai Tv. Ma l’incitamento incessante della folla diventò determinante per Claudio. Grazie ai tifosi la fatica quasi sparì dalle gambe dell’uomo griffato Carrera, e il muro umano cominciò ad aprirsi maggiormente davanti alla sua ruota anteriore. Indurain per lunghi tratti precedenti sembrava una belva intenzionata a inghiottire il fuggitivo. Forse a Miguel il pubblico fece l’effetto opposto rispetto a Claudio. Lo spagnolo cominciò a perdere metri preziosi, mentre Claudio volava nello scenario delle due torri del Sestriere a ricevere l’ovazione della folla.
In cima l’uomo in maglia a pois vinse con 1’34” su Franco Vona, 1’45” sull’esausto Indurain, 2’53” su un Gianni Bugno comunque grande, e 3’27” su Hampsten.
Doveroso ribadirlo: centonovantadue chilometri di fuga, sette ore da leggenda. E’ un “numero” che riesce in genere a corridori fuori classifica, per la serie “Lasciamoli andare, hanno quasi un’ora di ritardo”. Invece Claudio era un vip da classifica, e nessuno gli fece regali. Per questo motivo la vittoria al Sestriere con 125 chilometri di fuga solitaria, braccato dal fuoriclasse Indurain, rappresentano un gesto atletico che ancora adesso merita applausi a scena aperta. Quella vittoria al Sestriere vale come una grande classica. Chapeau a Claudio Chiappucci, capace di distanziare l’aristocrazia del ciclismo mondiale. Soprattutto un ciclismo più vicino alla gente rispetto a quello attuale. Indurain quel giorno indossò la maglia gialla poiché Lino arrivò staccato. Per molti Indurain fu comunque il grande sconfitto di giornata.
Il Tour de France 1992 lo vinse Miguel con Claudio in seconda posizione, a 4’35”. Bugno a Parigi si classificò terzo a 10’49”. Esattamente come un anno prima ai Campi Elisi i due grandi italiani salirono sul podio però con Indurain sul gradino più alto. Nel 1991 Miguel aveva preceduto in classifica Gianni e Claudio.
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