Ormai è diventata come uno spettro che si aggira pronta a colpire quando meno ce lo si aspetta: la pandemia di Covid 19 è così, silenziosa, contenuta, ma mai debellata del tutto. Se al Giro d’Italia si era giocata un ruolo di comparsa eliminando solo uno degli atleti più attesi (vedi Joao Almeida), al Tour de Suisse ha deciso di fare a spallate provando a riprendersi il centro della scena.
Ieri mattina ad Ambri ha fatto molto rumore la defezione in massa del team Jumbo Visma a fronte di quello che dovrebbe essere un solo caso di Covid, poi ad esso si aggiunge il ritiro di tre atleti del team DSM (Kragh Andersen, Bol e Casper Pedersen) e quello di Adam Yates, uno degli atleti più attesi in vista del duello nella classifica generale. In carovana la preoccupazione generale è stata tanta con mille ipotesi circa i possibili contagi, così il direttore della corsa elvetica, Olivier Senn, ha voluto chiarire in prima persona come sono andate effettivamente le cose.
«Quello che è successo ieri mattina è stato un duro colpo per tutti - ha spiegato Senn - ma dobbiamo essere consapevoli che la pandemia non è finita. Sin dalla prima tappa abbiamo applicato un rigido protocollo anti covid che prevede dei test regolari per tutti gli atleti e i membri dello staff ed è proprio grazie a queste norme assai rigide che è stato possibile individuare tutti i casi in gruppo. Tutti coloro che sono risultati positivi sono stati prontamente isolati e tutti coloro che hanno avuto contatti sono stati sottoposti a test in modo tempestivo, per fortuna hanno avuto un esito negativo. La Jumbo Visma ha avuto un solo caso di positività, ma ha voluto ugualmente ritirare l’intera squadra per precauzione, mi preme dire che con il team abbiamo parlato a lungo e non è assolutamente una scelta imposta dall’organizzazione, abbiamo lasciato carta bianca e loro hanno optato per la decisione a loro più consona. Diverso il caso del team Dsm che, dopo aver sottoposto ad ulteriori test l’intero team ha optato per continuare la propria avventura escludendo solo i tre positivi».
Con la defezione del team Jumbo Visma ritorna la paura del covid, ci sono tanti dubbi, tante domande e logicamente ci si chiede se il Tour de Suisse possa continuare o venga interrotto da un ritorno della pandemia. Il direttore della corsa però spiega come in realtà una cancellazione sia alquanto improbabile, anzi, i casi riscontrati spingono ad una maggiore attenzione e a portare avanti un protocollo rigido che ha permesso di contenere il piccolo allarme scattato ieri. «Alla partenza di questa edizione del tour de Suisse sapevamo benissimo che il rischio ci sarebbe stato, con questa pandemia nulla è scontato e non si può abbassare la guardia - prosegue Olivier Senn -, dalla nostra abbiamo una struttura ed un protocollo forte che ci permette di gestire casi del genere e di contenerli all’istante. Tutti coloro che entrano in contatto con i corridori indossano delle mascherine, tutti siamo monitorati e nel caso di un membro dello staff positivo è pronto ad essere isolato e sostituito garantendo così la tenuta dell’impianto organizzativo. Mancano tre tappe al grande finale e l’ipotesi di dover annullare tutto è davvero molto lontana, dobbiamo andare avanti come abbiamo sempre fatto, proteggendoci, stando attenti a non abbassare mai la guardia.»
Oggi il Tour de Suisse riparte da Locarno per la sesta tappa che condurrà la carovana a Moosalp dopo 177 km, l’organizzazione porta avanti il suo rigido protocollo con test e monitoraggio costante.
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