Stupore fra i corridori quando, prima del via da Napoli, sui loro pullman sono arrivate pizze appena sfornate: i medici dei team coinvolti hanno spiegato loro che si trattava di una prova da sforzo.
Thomas De Gendt, ciclista belga specialista in attacchi da lontano, precisa che Aimè De Gendt è un suo omonimo e non la sua versione delusa quando la fuga finisce male.
Con un comunicato stampa la Federciclismo ha smentito che la giacca a fiorellini indossata dal presidente federale Dagnoni a Napoli fosse un paio di bermuda hawaiani infilati dalla testa.
Dopo gli auguri in diretta rivolti al figlio, Petacchi ha spiegato perché l’ha chiamato Alessandro come lui: «Ho scelto il primo nome che mi è venuto in mente».
Piccolo problema tecnico dopo le prime interviste nelle trasmissioni Rai: le domande ai ciclisti sono così incalzanti che dai televisori esce profumo d’incenso.
Chi produrrà la nuova maglia della Juventus nega con decisione che sia stata realizzata passando su un telo bianco per quattro volte con una mountain bike.
«La vita è questione di orgoglio: se sono campione e ho preso nove minuti, o vado a casa io o vanno a casa tutti» (Alessandro Fabretti, conduttore del Processo, rischia di provocare a Dumoulin un’altra crisi d’identità).
Chiarito il motivo per cui molti corridori si presentano al via indossando la mascherina: è una misura di sicurezza nei confronti del pubblico facilmente impressionabile.
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