Chi è quel matto? Stavolta è Diego Rosa, in fuga per un'eternità di chilometri, in fuga dalla noia e dalla banalità, dalla pigrizia e dall'anonimato.
Ma tutti, i grandi tecnici in prima fila, a dire che è in fuga dalla logica. Dal lucido calcolo, dalla convenienza e dall'utilità. A che pro? Cosa vuole dimostrare? Cosa porta a casa? Chi glielo fa fare? Ma dove vuole andare?
E' passata una settimana di Giro e ci ritroviamo puntualmente immersi nei soliti ragionamenti della prima settimana di Giro. Al Tour ogni giorno e ogni tappa una guerra. Al Giro mortorio interminabile se non c'è la classifica in ballo o la mattanza dello sprint, tra l'altro nell'epoca delle dirette integrali (così, tanto per rilanciare con eccitanti spot la bellezza del ciclismo, nell'unico mese in cui ci si può rivolgere a un pubblico meno tecnico, cioè al grande pubblico).
Voglio sfruttare proprio una giornata come questa per dire che sto tutta la vita con i Diego Rosa (o con i Tagliani e i Bais, gli altri temerari che vanno in fuga dalla logica). Sto con loro anche se non fanno la cosa giusta, ma ci sto perchè è solo grazie a loro che certe giornate non ci conducono dritti ai barbiturici.
E subito a ruota chiedo: signori saputelli e saputoni di tante squadre che qui al Giro non possono certo dire di attendere la terza settimana per trionfare sulla Marmolada, signori dei team di seconda e terza fascia, mi volete spiegare perchè tutte ragionate da Ineos e da Bahrain e da BikeExchange, snobbando le tappe più facili, snobbando le fughe, snobbando il Giro e tutti noi che lo seguiamo con passione, neanche foste in agguato per scaravoltare la classifica nei tapponi decisivi?
Lo voglio dire senza offesa: il vostro risultato reale e tangibile non è che sparite solo nei tapponi, per evidente inferiorità, ma il peggio è che sparite persino nelle tappe più abbordabili, quelle che giustamente gli squadroni trascurano. Sparite sempre. Non ci siete mai. Non lasciate un segno. Il che, se non interessa evidentemente ai vostri datori di lavoro, interessa molto e indispone il pubblico, perchè vedervi battere un colpo, uno qualunque, almeno nelle giornate alla vostra portata, servirebbe comunque a creare interesse. Cosa volete intendere, che ragionate da grande squadra e non vi sprecate nelle stupide fughe? Per ragionare da grande squadra, diciamolo chiaro e forte, bisogna essere una grande squadra. E fermiamoci qui, per pura compassione. Ricordando soltanto che il più delle volte il cosiddetto buonsenso, inutile andare in fuga quando sai che tanto non ti lasciano andare, copre soltanto l'ignavia e l'accidia.
Meglio, molto meglio, riservare spazio e ammirazione ai Diego Rosa, che per mezza giornata è oggetto della psicanalisi televisiva con le più accurate ipotesi, in fuga ce l'hanno mandato per ritrovarsi, no ci è capitato per caso, cosa dici ci ha creduto, lascia perdere è matto e basta. Viva Diego Rosa, grazie Diego Rosa. Lui e quelli come lui. Per qualunque ragione lo facciano, fanno bene il loro mestiere. Onorano il Giro e il ciclismo. Ma soprattutto rispettano il pubblico. E prima ancora se stessi.
E' tutto inutile, superfluo, improduttivo? Per chi misura la vita con il metro della quantità e del tornaconto, forse sì. Ma auguriamoci tutti che in questa vita resti sempre una zona aperta e sgombra per la follia. Di calcolatori e ragionieri c'è piena l'aria. E comunque teniamolo presente: senza i Diego Rosa, queste tappe starebbero in piedi e avrebbero un senso soltanto negli ultimi tre minuti e negli ultimi tre chilometri. Altro che diretta integrale.