È una situazione complessa e dolorosa, diciamo pure drammatica, quindi nella consapevolezza del momento e nella gerarchia del dramma e del dolore che stiamo vivendo, non voglio assolutamente trattare l’argomento di cui parlerò come scandaloso o imbarazzante.
Avrei preferito vedere gli atleti russi e bielorussi sotto la bandiera olimpica alle Paraolimpiadi cinesi. Vorrei vedere squadre di club russe, come la Gazprom, al via con livree bianco arcobaleno, in segno di pace e fratellanza. Ci sono corridori russi che stanno correndo (in Turchia), altri che invece sono fermi al palo. E con questi anche corridori italiani e di altri Paesi, tutti dietro alla lavagna.
Le olimpiadi sono, per origine e natura, pacifiste. Non è un caso che sono considerate momento di tregua, tra una battaglia e l’altra. Non fanno distinzione le Paralmpiadi. Scrive oggi su “Repubblica” Francesco Merlo: «La pace va cercata in ogni modo, soprattutto tra i russi, a cominciare dallo sport. Fu Muhammad Ali ad andare da Saddam Hussein mica Bush».
Lo sport dovrebbe essere terreno aperto, luogo d'incontro e non di scontro, di fratellanza e non di fratricidio. Lo sport è la massima rappresentazione delle nostre vite: ci rappresenta, con atleti che sono esempio e simbolo, ma anche e soprattutto ambasciatori.
Marco Canola, Christian Scaroni e Matteo Malucelli, Giovanni Carboni, Andrea Piccolo, Alessandro Fedeli e Niсola Conci sono i sette ragazzi azzurri che corrono per la Gazprom, e al momento a loro e non solo a loro, non è consentito di correre. Qualcuno, istituzioni politiche e sindacati dei corridori, deve provare a trovare una soluzione. Non è facile, lo so, ma questo è il loro primario compito. Non possono perdere il proprio lavoro, non è giusto che paghino colpe per altri, questa sarebbe una sconfitta per tutti. Per tutti noi occidentali, che della pace e della libertà hanno fatto la propria parola d’ordine e il proprio vessillo.
Uso ancora una volta le parole di Francesco Merlo, per una riflessione finale. «In questo momento in cima alla classifica ATP c’è un tennista russo, Daniil Sergeevic Medvedev, al quale nessuno si deve sognare di chiedere niente, è libero di giocare a tennis, di essere putiniano o anti putiniano, questo è l’Occidente, altrimenti non ha senso più giocare e nemmeno discutere».