Il 13 febbraio 1972, come quest'anno, era una domenica. La Salvarani, con alla guida Vittorio Adorni, da un decina di giorni alloggia l'Hotel Splendid di Laigueglia per il primo ritiro stagionale.
«Allora l'inverno era di totale riposo - racconta Roberto Poggiali - si cominciava a pedalare a gennaio nell'attesa del raduno con tutti i componenti della squadra, nella Riviera di Ponente il tempo non era stato clemente, a causa della pioggia eravamo usciti poche volte, nelle gambe avevo poco più di mille chilometri».
Adorni lancia la proposta: «A Cannes si corre il Gran Premio, facciamo due macchine e andiamo, può essere un buon allenamento in vista degli impegni futuri».
Non tutti sono conviti, ma Marino Basso, Italo Zilioli, Guerrino Tosello, Roberto Poggiali e forse un altro paio di corridori decidono di partire. Si attraversa il confine ed ecco Cannes. I ciclisti francesi, logicamente, ci sono tutti, ma si annuncia nutrita la presenza di belgi, spagnoli e diverse squadre italiane.
Sulla Costa Azzurra le salite non mancano, per carità nulla di impegnativo, però ad inizio di stagione possono fare la differenza. Il gruppo si assottiglia sempre più e vede Zilioli e Poggiali sempre nelle prime posizioni.
«Scattano un Bic ed un Peugeot (dovrebbe trattarsi di Desiré Letort e Raymond Delisle, ndr) - incalza Poggiali - ci guardiamo in faccia con Zilioli, vai tu, vado io, decido di partire, in breve tempo raggiugo la coppia al comando».
Ancora più insidiosa della salita è la discesa, si scende dal Col du Pillon per attraversare Grasse e piombare sul mare. L'asfalto è umido, Poggiali ha fatto il vuoto è solo: «Non ho certo il tempo di sentire i profumi della Provenza, capisco che posso farcela è il momento di dare tutto».
Adorni riesce a farsi largo tra le ammiraglie, suona il clacson, affianca Poggiali: «Ora devi andare a sessanta all'ora vedi i palazzi bianchi la in fondo, c'è l'arrivo, vai».
Poggiali non se lo fa ripetere due volte, iniziare la stagione con una bella vittoria non è da tutti. Sulla linea d'arrivo non vuole rischiare, ha paura di essere beffato, alza solo un braccio è radioso.
Miss, abbracci, fiori, il pubblico che applaude, bisogna recarsi all'antidoping, in un albergo vicino. C'è anche Adorni, la dottoressa molto carina, riconosce l'ex campione del mondo, non può fare a meno che abbracciarlo, mentre Poggiali espleta le formalità di rito.
«Torniamo a Laigueglia, in albergo c'è anche la Molteni, entro nella sala da pranzo con il mazzo di fiori - conclude Poggiali - alcuni applaudono, altri, i fiamminghi masticano amaro, nessuno avrebbe scommesso sulla mia vittoria».
Il Gran Prix de Cannes è una delle tante gare in programma sulla Costa Azzurra a inizio stagione, ma nel suo palmares trovi nomi importati: Bobet (1952), Altig (1962), Poulidor (1964), Dancelli (1965) tanto per citarne solo alcuni.
Per gli amanti delle statistiche, alle spalle di Poggiali arrivano Michel Perin (Gan - Mercier) e Giuseppe Perletto (Zonca) di Dolcedo (Imperia) al primo anno tra i professionisti, correva sulle strade di casa e voleva fare bene, conquista il podio.
Una bella impresa, oggi Poggiali guarda la coppa con la scritta un po' consunta "Grand Prix International Cycliste de la Ville de Cannes - 13 fevrier 1972". Sembra ieri eppure è passato mezzo secolo, Roberto è lucido, pronto, scattante come allora, pare di vederlo quando con gli occhi vispi guarda Zilioli, raggiunge Letort e Delisle e si avvia verso quello che sarà l'unico successo della stagione 1972, ma uno dei tanti, tra tutti la Freccia Vallone del 1965, di un brillante carriera.
Una delle tante belle storie che riguardano Laigueglia, aspettando, il 2 marzo prossimo la 59^ edizione del Trofeo.
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