Quella volta che Mario Cipollini gli risparmiò “la cerimonia del battesimo” perché “il nonnismo si esaltava quando il debuttante se la tirava” e invece Michele “si dimostrò gentile, affabile, umile, attento, con tanta voglia di aiutare e imparare”.
Quella volta che, compagni di squadra e neoprofessionisti debuttanti, al Tour of Qatar si godevano i primi 20-25 chilometri a 25 all’ora quando sentirono “il ruggito del vento, un vento laterale, il gruppo già disposto a ventagli, impegnatissimo a 60 all’ora” e così, sorpresi, increduli, impreparati, Michele e Daniele Bennati si staccarono, remarono tutto il giorno e giunsero al traguardo appena entro il tempo massimo.
Quella volta che, durante le classiche del nord, per ammazzare il tempo organizzarono un torneo di tennistavolo, a eliminazione diretta, in finale arrivarono lui e il suo team manager Gianni Savio, ma il match venne rinviato a data da destinarsi e, per un motivo o per un altro, neppure alla grande festa organizzata dal fan club fu mai disputato, e il titolo è ancora da assegnare.
Quella volta che, incontrandosi dopo la tappa di Risoul, dove Michele aveva messo i piedi a terra per aspettare e tirare Nibali, Michele confidò a Silvio Martinelli che la mossa non era stata suggerita dal direttore sportivo Beppe Martinelli a lui, ma era stato lui a suggerirla a Martinelli, e Silvio gli disse che in tv non lo avrebbe rivelato.
Quella volta che Gibo Simoni è saltato sulla sua bici e si è fatto un giro d’Italia da Palù di Giovo, Trentino, fino a a Melissa, Calabria, 1400 chilometri, passando e fermandosi a Filottrano, e non c’è stato giorno in cui Gibo non abbia pensato al suo caro vecchio compagno Michele, che proprio lì, vicino a casa sua, una mattina di quattro anni prima, aveva lasciato la vita.
“Caro Michele”: 58 fra corridori, direttori sportivi, team manager, giornalisti e artisti hanno raccontato (gratuitamente), in prima persona, il loro Scarponi. Un episodio, una vicenda, una circostanza, un dialogo, una battuta, un segreto non più segreto ma carta e inchiostro, stampa e libro, questo, 144 pagine, più 29 fotografie in 16 pagine tratte dall’archivio di Roberto Bettini, per svelare quel corridore, quel compagno, quell’amico, quell’attore in bicicletta, che oggi è il simbolo di una campagna per la sicurezza stradale. Voluto dalla Fondazione Michele Scarponi, introdotto da un pezzo (di cuore) di Marco Scarponi, curato (gratuitamente) dalla Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza e composto da Giada Bassetti e Gianluca Galletti per Tuga Edizioni, “Caro Michele” viene dato in omaggio agli iscritti alla Fondazione nel 2022 (quota minima 25 euro, www.fondazionemichelescarponi.com/iscriviti ).
Michele ha tracciato traiettorie di spontaneità e generosità, lasciato scie di leggerezza e allegria, impresso pedalate di storie e geografie umane. Così tante da pretendere già adesso un secondo libro, con altre testimonianze di corridori e giornalisti, che qui non avevano più spazio. Fra i pubblicati, uno per tutti, il racconto di Adriano Malori: “Tour de San Luis 2016, in Argentina, il 22 gennaio, quinta tappa, la Renca-Juana Koslay, quasi centosettanta chilometri, e in discesa a quasi settanta all’ora salto per aria. La caduta è terribile. La mia ruota davanti finisce in una buca, sbando e volo a terra. Quelli dietro mi vengono addosso. E’ tutto un groviglio di biciclette, un ammasso di braccia e gambe, si sentono urla, lamenti. Io non mi muovo. Sono lì, sull’asfalto bollente, con gli occhi sbarrati e non vedo nulla, non sento nulla. Nei primi due giorni, all’ospedale di San Luis possono entrare solo i miei compagni di squadra. A Eros Capecchi e Michele Scarponi, che appartengono a un’altra squadra, sbarrano la strada. Ma fermare uno come Michele è impossibile. Sapete che cosa ha fatto assieme a Eros? Hanno girato l’angolo della strada, hanno aspettato qualche minuto, si sono fatti prestare due magliette della mia squadra e, alla fine, sono riusciti a entrare. Sono rimasti davanti al letto, in silenzio, e piangevano, piangevano, piangevano. Ma io quelle lacrime, non le ho viste: forse le ho sentite dentro, però, perché le emozioni superano ogni barriera, anche quella del coma farmacologico”.
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Hanno scritto “Caro Michele”, in ordine alfabetico: Valerio Agnoli, Salvio Aiello, Marco Aruffo, Nando Aruffo, Marco Ballestracci, Marino Bartoletti, Giovanni Battistuzzi, Daniele Bennati, Pier Bergonzi, Bidon (Filippo Cauz e Leonardo Piccione), Davide Cassani, Dario Cataldo, Gino Cervi, Mario Cipollini, Cosimo Cito, Paolo Condò, Beppe Conti, Roberto Conti, Angelo Costa, Giulia De Maio, Alessandra De Stefano, Giuseppe Figini, Francesco Fiordomo, Guido Foddis, Cristiano Gatti, Alessandra Giardini, Claudio Gregori, Luca Gregorio, Riccardo Magrini, Orlando Maini, Davide Malacarne, Adriano Malori, Alan Marangoni, Davide Marta, Beppe Martinelli, Silvio Martinello, Luis Angel Maté, Moreno Moser, Vincenzo Nibali, Myriam Nordemann, Luca Panichi, Marco Pastonesi, Renzo Puliero, Marina Romoli, Andrea Satta, Nicola Savino, Gianni Savio, Marco Scarponi, Lino Secchi, Ildo Serantoni, Filippo Simeoni, Gilberto Simoni, Pier Augusto Stagi, Giorgio Viberti, Paolo Viberti, Enzo Vicennati, Stefano Zago.