Tanto si discute in questi giorni di articolo 3, di regole del ciclismo, di regole di vita. Ma un gioco per essere bello deve avere regole chiare, trasparenti e uguali per tutti. La confusione è nemica di tutti.
Non entro nel merito delle regole del Ciclismo per dichiarata incompetenza. Penso tuttavia che se l’Italia, come ha dimostrato con medaglie sonanti, è protagonista indiscussa e riconosciuta dall’UCI del mondo giovanile delle due ruote, dovrebbe fare fronte comune e rivendicare un regolamento mondiale vicino alle sue posizioni, aventi il sicuro obiettivo di tutelare i giovani. I numeri le danno ragione e superano le eccezioni.
Ovviamente non è corretto raggirare le regole del gioco del ciclismo nazionale tesserandosi ad altra federazione, se si pretende anche di giocare in casa. Il dialogo è la via per cercare soluzioni a problemi specifici, soprattutto quando riguardano dei giovani.
C’è poi la vita. Qui le regole le stabiliscono gli Stati con le leggi. Queste leggi valgono per tutti. A volte sono anche chiare e trasparenti. E le leggi vanno applicate correttamente.
I Campioni dello Sport di tutto il mondo cercano da sempre di tutelare i loro guadagni nel limitato periodo della loro carriera agonistica in cui sono in grado di accumularli. Se lo fanno rispettando leggi che valgono per tutti, per reclamare gli stessi diritti non ci rimane che metterci a pedalare o a giocare a tennis, allenandoci parecchio.
In Europa esiste per loro un’ampia offerta di piccoli stati che sopravvivono nell’era globale applicando delle specifiche politiche governative. Finalmente una politica intelligente, disciplinata con l’articolo 69 della L. 223/2020 sulla “residenza atipica”, è anche la scelta nuova ed onesta di un’antica Repubblica, molto italiana, che cerca con il suo clima mite, le virtù degli Appennini ed il mare a 20 chilometri, di rilanciare la propria delicata economia. Lo ha ribadito anche il segretario di Stato allo Sport del Titano Teodoro Lonfernini.
La legge di San Marino non cambierà il mondo, la “residenza atipica” viene concessa al massimo a 100 persone in un anno. Monaco e Andorra, che da tempo hanno costruito la loro immagine sulle stelle dello Sport, non corrono rischi.
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