Tutti abbiamo ancora negli occhi la cavalcata solitaria di Elisabeth Deignan nella prima storica Parigi-Roubaix al femminile e il suo arrivo in un velodromo palpitante. Sono passati circa due mesi da quella giornata storica e la campionessa della Trek Segafredo sta ancora vivendo quella magica emozione. La sua grande esperienza la aiuta a mantenere i piedi per terra, ma ammette che quel successo l’ha non poco galvanizzata. Nel 2021 ha raccolto tantissimi piazzamenti, ma non era ancora arrivato una vittoria di spicco, il trionfo sulle pietre è stata la ciliegina sulla torta non solo della scorsa stagione, ma di un’intera carriera su strada in cui già brilla un titolo iridato conquistato nel 2015.
«Vincere la prima Parigi Roubaix è stata un’emozione pazzesca, ma non amo sedermi sugli allori e considerarmi già arrivata, ho ancora molto da dimostrare - ci spiega Lizzie dal ritiro con la squadra in Spagna -: logicamente dopo la vittoria nella classica delle pietre ci si aspetta tanto da me e sento la pressione, ma penso che questa componente all’interno dell’attività agonistica sia fondamentale. Ho già affrontato questa situazione quando ho vinto il campionato del mondo e mi ha spinto a dare il meglio di me, la pressione non mi fa male, anzi, penso sia fondamentale, porta a ponderare ogni singola scelta e a dare completamente il massimo».
Ormai la prossima sarà la quarta stagione alla Trek Segafredo, un team che è diventato per Lizzie una seconda casa in cui si è creato un ottimo clima. «È una squadra bellissima perché tutti hanno ruoli intercambiabili, io posso essere sia capitana che gregaria, dare una mano alle compagne porta una soddisfazione incredibile. Penso che la cosa fondamentale sia il dialogo all’interno di un team e noi parliamo molto, prima della partenza di una gara ci confrontiamo sulle nostre ambizioni e se qualcuna quel giorno esprime la volontà di vincere una gara noi siamo subito disposte a supportarla» racconta la fortissima atleta britannica che ha un ottimo rapporto con tutte le sue compagne di squadra.
Dalla prossima stagione sarà affiancata anche dalla campionessa del mondo Elisa Balsamo che non vede l’ora di conoscere più a fondo. «Elisa è una ragazza molto forte, è piena di talento e sono sicura che andrò molto d’accordo con lei sia in gara che è fuori. La conosco poco, ma so che è una brava ragazza, è giovane ma nonostante ciò si muove in gruppo come una vera esperta. Avrò molto da imparare da lei e sono sicura che anche io avrò qualche utile consiglio da darle.»
Un calendario veramente pieno aspetta la Deignan che esordirà con le compagne alla Setmana Valenciana prima di dedicarsi al calendario delle classiche e dei grandi giri. «Mi piacerebbe focalizzarmi sulle Ardenne, non ho mai vinto l’Amstel Gold Race e potrebbe essere un bell’obiettivo». La britannica sarà al via sia di Giro e Tour anche se non sa ancora bene con quale ruolo, bisognerà aspettare l’evolversi della stagione e il volere della squadra. Il percorso della Grande Boucle le piace e pensa che non abbia nulla da inviare a quello maschile soprattutto nell’ultima settimana. «Il Tour è un’opportunità immensa e penso che sia il chiaro specchio dell’evoluzione del ciclismo femminile degli ultimi anni. Quando si è corso l’ultima volta, diversi anni fa, le donne non erano considerate professioniste, ad un certo punto dovevano decidere se continuare a pedalare o trovare un vero lavoro, era impossibile conciliare entrambe le cose. Nelle ultime stagioni abbiamo fatto dei passi da giganti, ora possiamo vivere della nostra passione, sono orgogliosa di poter dire di essere una moglie, una mamma ed un’atleta professionista che fa quello che ama. La Grande Boucle sancisce queste conquiste perché è l’occasione di avere una visibilità mediatica davvero completa. Molti tendono a fare un paragone con il Giro d’Italia, ma io non vedo differenza. Sono entrambe giri a tappe e la corsa rosa ha una storia veramente speciale, vi ho partecipato diverse volte e spero di presentarmi al via al massimo della forma».
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