Appena tagliato il traguardo delle Tre Valli Varesine Alessandro ha tirato un urlo liberatorio, si è battuto le mani e ha urlato verso quel destino che troppe volte gli è stato avverso, poi accasciato sulla bici si è lasciato andare a tutta l’emozione. «Non ci credo, è impossibile» ha detto il rosso di buja, la testa tra le mani e Formolo, secondo classificato, giunto immediatamente a fargli i complimenti.
È l’epilogo di una giornata da tregenda, freddo e pioggia che nemmeno oggi hanno risparmiato i corridori. Abbiamo assistito ad una battaglia all’ultimo sangue che ha visto sul podio tre grandi esponenti del ciclismo internazionale: Alessandro De Marchi, Davide Formolo e Radej Pogacar. «È la seconda vittoria nelle corse di un giorno dopo il Giro dell’Emilia di 3 anni fa - racconta il rosso di Buja - l’altro giorno ho studiato il percorso della Tre Valli l’altro giorno e mi è piaciuto subito, ho voluto essere presente a tutti i costi. Questo tipo di giornate con pioggia e freddo sono quelle che fanno maggiormente a caso mio perché non si può mai sapere come andrà a finire, in questi casi bisogna giocare d’anticipo, attaccare e attaccare ancora anche se il traguardo è lontano. Sono dell’idea che sia un terno al lotto, ma fino a che non si gioca non si può né vincere ne perdere, in questi casi non ci si può nascondere e sono felice di essere riuscito a mettere in pratica questa mia filosofia: quando mancavano 40 km mi sono gettato all’inseguimento del gruppo di testa, ho tentato e fortunatamente ho fatto centro».
C’è molto più di quello che appare in questa vittoria del friulano del team Israel Start Up Nation, abbiamo ancora negli occhi le sue lacrime nella quarta tappa del Giro con arrivo a Sestola, quel giorno De Marchi andò a vestire la maglia rosa. La corsa a tappe italiane però insieme a tanta gioia, lo ha portato a mettere in discussione tutto quanto, nella terribile caduta che l’ha messo completamente fuori gioco. Sembra passata una vita intera da quella grande emozione, cinque mesi in cui il Rosso di Buja ha dovuto ricostruire tutto, passo dopo passo, con lacrime e fatica per tornare finalmente competitivo. «Sono stati dei mesi molto duri, ero a casa impossibilitato a salire in sella, sentivo che mi mancava qualcosa e non vedevo l’ora di poter tornare a pedalare - prosegue -. Sono andato avanti a piccoli passi, ho dato al mio recupero il tempo che serviva e poi ho iniziato a testarmi, mi sono dato dei piccoli traguardi che cercavo di raggiungere di volta in volta. In tutto questo la squadra è stata fondamentale perché non mi ha messo pressione e mi ha aspettato e finalmente ho potuto ringraziarli nel modo giusto. Queste giornate ripagano tutto, le rinunce, la fatica, finalmente la gioia».
Le vittorie di De Marchi, dalla conquista della maglia rosa al trionfo di oggi, sono sempre sempre accompagnate da un calore del pubblico incredibile, merito dalla sua vena innata da combattente e o come ama dire lui «il fatto che non vinco molto mi fa voler bene dai tifosi, ma quando lo faccio, mi emoziono io ed emoziono anche gli altri». Il rosso di Buja ama dire le cose in faccia e quando c’è da mettere il numero sulla schiena non si tira mai indietro. La vittoria di oggi è un piccolo gioiellino frutto di mesi di lavoro e di fatica, ha dimostrato ancora una volta che nonostante i 35 anni, ha moto da dire e non è intenzionato ad arrendersi.
Intanto la mente di De Marchi è tutta a casa, la moglie Anna è incinta del loro secondo figlio, Giovanni, che dovrebbe nascere a breve. «Sabato scorso dopo l’Emilia sono andato di corsa a casa perché credevo che fosse il momento buono, ma è stato solo un falso allarme. Ora c’è solo da attendere, dipendo da Anna, anzi è meglio che la sento, non vorrei che l’emozione di oggi l’abbia fatta partorire...».