Il ct Davide Cassani continua la sua puntuale opera di comunicazione dal lontano Giappone e ci accompagna oggi a fare una visita del l'hotel della nazionale, ci aggiorna sugli ultimi allenamenti e ci dà ancora alcune chicche sul percorso.
«Buongiorno Italia. Quando tre anni fa sono venuto in Giappone, ho subito pensato che questo fosse il posto ideale. Siamo sul lago Yamanaka, alloggiati in un hotel dove gli ospiti siamo soltanto noi della nazionale italiana di ciclismo. Stiamo davvero bene, lontano dal traffico di Tokyo, a pochi km dall’autodromo del Fuji dove sarà posto l’arrivo delle prove di ciclismo. In questi giorni ha fatto un caldo asfissiante ma le previsioni mettono acqua per sabato prossimo. I ragazzi stanno bene, oggi ultimo allenamento sul percorso. Siamo partiti alle 10 in direzione autodromo del Fuji (zona arrivo) e dopo una cinquantina di km siamo tornati a scalare il Mikuni Pass, la salita più dura tra le 13 in programma. Si, questo il numero delle salite anche se le più importanti sono 3: la prima, lunghissima, che comincia dopo una cinquantina di km, la seconda è il Mont Fuji di 14 km e la terza quella più temuta, il Mikuni appunto che scollina a 32 km dal traguardo. Dei 234 km totali, 70 sono in salita l’ultima? Lo strappo che porta la corsa dentro l’autodromo: misura 1500 metri ma 700 sono al 10%. Farà male, molto male e da lì mancheranno solo 4 km. Nibali, Bettiol, Moscon e Caruso sono rientrati dopo aver pedalato per 90 km (3 ore) e Ciccone un ora in meno. Domani una sgambatura di 50 km e nel pomeriggio trasferimento a Tokyo. Ci siamo, quasi. Domani cominciano i Giochi Olimpici 2020 di Tokyo».
E ancora: «Quelli che vedete nella foto sono Caruso e Moscon e non stanno mordendo l’aria per gioco. Sono impegnati nella salita di Mikuni pass, la più dura della prova olimpica. Hanno la bocca aperta alla ricerca di aria ma è talmente calda e umida che ti brucia anche i polmoni e non solo le gambe. Stanno faticando perché quel tratto, cementato, arriva al 18%. Lo sanno che quella sarà la salita decisiva ed è per questo che la stanno provando “a tutta”. Uno di fianco all’altro come se avere un amico di fianco si senta meno la sofferenza, uno sprone a non mollare, a guardare avanti sperando che finisca quanto prima quell’agonia cercata, voluta. Ma se guardate bene non c’è il senso di fatica negli occhi di Moscon, guarda avanti, concentrato, deciso, in controllo. Si, forse un pizzico di timore ma quello giusto per studiare attentamente quel terribile tratto di strada. Sullo sfondo il Fuji la montagna sacra, simbolo del Giappone e naturalmente di queste Olimpiadi. Sabato ci accompagnerà per tutto il percorso, speriamo che sia un lieto compagno».
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