Caro direttore,
per i Direttori di Corsa il Consiglio Federale dell’8 maggio ha compiuto scelte di scialbo continuismo, nonché perpetrato lo sfregio di mettere a capo della Commissione Nazionale un non appartenente alla categoria, in barba allo statuto federale e al regolamento organico.
Una scelta sorprendente, sia per gli aspetti formali sia per aver scelto di confermare una gestione della categoria che in questi ultimi anni ha evidenziato segni di impoverimento professionale, di ruolo e di rappresentanza, tanto che anche nel programma elettorale del nuovo presidente vengono proposte soluzioni, che seppure inadeguate, muoverebbero dall’assunto che in troppi casi i Direttori di Corsa apparirebbero inadeguati rispetto al livello della manifestazione preso in carico.
Un quadro complessivo che sembra aver convinto anche il nuovo Consiglio Federale che i Direttori di Corsa non abbiano più le condizioni e le potenzialità per autodeterminarsi nel rappresentare se stessi e la propria specificità, così come invece viene giustamente consentito a tutte le altre Strutture e Commissioni.
Condizioni foriere anche dell’approssimazione e del pregiudizio con la quale il Consiglio Federale dell’8 maggio ha trattato la questione dei limiti di età delle mostostaffette, in modo scollegato dalle vere attese e capacità della categoria interessata.
Scelte federali che divergono nettamente dalle mie convinzioni e di quanti, come me, hanno fatto dei Direttori di Corsa e delle moto staffette la spina dorsale di tante battaglie per la sicurezza nel ciclismo, nonché di tutela, valorizzazione professionale e dignità di ruolo dei tanti volontari appartenenti a queste categorie.
Volontari, come serve al ciclismo di base, refrattari all’idea di trasformare tutto in “prestazione d’opera”.
Idee e scelte federali che inevitabilmente fanno maturare in me la scelta di spostarmi di lato, ovvero, di rinunciare all’incarico di Responsabile della Commissione Regionale Direttori di Corsa e Sicurezza dell’Emilia-Romagna, rimanendo a disposizione comunque delle Società e del CRER per le iniziative in cui potrà tornare utile la mia collaborazione.
Appartengo a quelli che, prima con l’Assdirco e poi con l’Assemblea Federale di Bergamo del 1995, hanno conquistato per i Direttori di Corsa il diritto ad essere riconosciuti e tutelati come entità specifica, vitale e strategica, degna di avere una propria Commissione che li rappresentasse. Una Commissione, non un Commissariato.
Purtroppo negli ultimi anni le cose sono e stanno andando diversamente. Per me resta l’orgoglio dell’appartenenza, ma l’impossibilità di condividere i modi di gestire e rappresentare la categoria dei Direttori di Corsa.
Preferisco ancora un ciclismo “scelta di vita” piuttosto che una “vita di scelte”, molto spesso senza l’etica della coerenza.
Silvano Antonelli
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