Jonathan Milan pedala dalla mattina alla sera. Sulla pista coperta di Montichiari, nel Bresciano, il giovane friulano della Bahrain Victorious sta preparando al meglio la sua prima stagione da professionista, che ovviamente è anche la prima in una squadra del World Tour.
«La mia mia giornata comincia presto, alle 7-7.30 di mattina, con una ricca colazione. Verso le 9.30 sono già in pista con gli altri ragazzi e i tecnici della Nazionale Italiana, cioè Marco Villa, Diego Bragato e Fabio Masotti. Villa è una presenza costante, mentre Bragato e Masotti si alternano, ma da tutti loro traggo consigli preziosi per la mia preparazione. Mi alleno fino alle 13.30, poi pausa pranzo di mezz'ora tra le 14-14.30. Riprendo a girare dalle 16 per concludere alle 19. Poi torno in albergo per la cena e alle 22.30 sono sotto le coperte. Ammetto che sono giorni intensi, molto duri anche perché era da tempo che non salivo su una bici da pista. Con i tecnici abbiamo preparato un programma di qualità che mi è servito a riprendere e ritrovare il ritmo giusto. Giorno dopo giorno sto tornando alla normalità e ad una buona condizione di forma. Ho fatto uscite di tre ore anche su strada. Mi sento bene».
Il futuro sportivo di Milan è appena cominciato: il giovane talento friulano di Buja, compaesano di Alessandro De Marchi, guarda al domani con ottimismo e buoni progetti.
«Io vivo alla giornata. Credo che tutti debbano avere avere dei progetti, tanti sogni nel cassetto e idee in testa da voler realizzare. Sono un tipo che sa vivere il momento, che cerca di dare il meglio per raggiungere tutti gli obiettivi, che cerca di impegnare al meglio il tempo in questo preciso momento della stagione».
Come si definisce Jonathan Milan: uno stradista che fa la pista o un pistard che fa la strada?
«Mi sono sempre visto al 50 e 50: sono due specialità che amo moltissimo, e cerco sempre di svolgerle con grande impegno e concentrazione. Potrei dire di essere uno stradista che fa la pista o viceversa, ma finora ho avuto grandi soddisfazioni da entrambe le parti e credo proprio che continuerò a pedalare in questa direzione.
Un gigante alla Filippo Ganna, questo giovanotto friulano di soli 20 anni, alto 194 centimetri (uno in più di Pippo) che prova a farsi largo nel ciclismo che conta perché consapevole di avere le carte in regola per arrivare in alto.
«Tutti puntano ad arrivare in alto, ci proverò anch’io senza lasciare nulla al caso. Sento di avere buone potenzialità e margini di miglioramento. Come sono e cosa voglio devo scoprirlo in questo nuovo percorso che ho intrappreso con la Bahrain Victorious. Mi attende una stagione difficile e impegnativa, ma questo non mi spaventa».
L’anno scorso hai dimostrato grandi cose nelle corse contro il tempo, vincendo sia il tricolore a cronometro degli under 23 e che la prova a inseguimento su pista. Numeri da grande specialista che fanno pensare a te come un possibile corridore per le classiche monumento del Nord. Ci hai mai pensato?
«Ci ho pensato, eccome. Le classiche mi sono sempre piaciute, specialmente quelle in Belgio. Da juniores ho avuto la fortuna di correre la Parigi-Roubaix, avevo 18 anni, è stata una bellissima esperienza, ho visto un bellissimo mondo, una passione dei tifosi davvero unica. L''entusiasmo che si prova attraversando i settori di pavè è da pelle d'oca. Sono le corse dei grandi campioni e spero di tornarci presto. Roubaix, ma anche il Giro delle Fiandre: le adoro. Ma sono attratto anche dalle grandi corse di casa nostre come la Milano Sanremo e le Strade Bianche».
Insomma, la forza fisica e mentale è fortemente incisa nel carattere di questa giovane promessa del ciclismo italiano, che ha tutto per puntare alle grandi vittorie: un passista-cronoman molto forte tra i dilettanti, e che ora fra i professionisti speriamo riesca a potenziare il suo motore. Sarà la corsa a tappe del Emirati Arabi, che si svolgerà dal 21 al 27 febbraio, la prima gara ufficiale in cui lo vedremo in azione.
«Non vedo l'ora di iniziare. Dopo l'ultimo collegiale di tre settimane ad Altea, in Spagna, con i nuovi compagni - eravamo divisi in tre gruppi di otto ed io ero l'unico italiano - sta per arrivare finalmente il momento del debutto. Correrò infatti l'UAE Tour e sarà un momento particolare, sicuramente emozionante, visto che sarò al fianco di grandi campioni. Non chiedetemi cosa farò subito dopo perché non lo so neppure io. L'unica certezza è che sto sempre con il pensiero rivolto a Tokyo. Il mio motto è lavorare, imparare e crescere per arrivare sempre più in alto».
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