Un 2020 incredibile e stranissimo quello appena messa alle spalle ma per Fausto Masnada, ventisettenne bergamasco professionista dal 2017, la stagione compressa in poco più di tre mesi è stata addirittura “doppia”. L’avvio a luglio con la casacca del CCC Team, poi il prosieguo da metà agosto con la Deceuninck-Quick Step. Ne parliamo con il forte orobico della frazione di Laxolo nel comune di Val Brembilla, che da tempo vive a Montecarlo, nel Principato di Monaco.
Che bilancio tiri del 2020?
«Stagione assolutamente positiva, la mia. Ho iniziato nel migliore dei modi con il CCC Team coronando il sogno di arrivare in una squadra di World Tour. Mi sono trovato subito bene e tutto era iniziato col piede giusto. Nelle due brevi corse a tappe che ho disputato in Francia sono arrivato prima a ridosso dei top ten e poi 9° nelle classifiche generali, quindi tutto andava bene. Poi è arrivato il Covid-19 ed è cambiato tutto: ci siamo fermati, come tutti del resto, e lo sponsor principale della nostra squadra ha avuto grossi problemi con il crollo delle vendite e il team ci ha detto che a fine stagione avrebbe concluso l’attività. La mia idea era di continuare e chiudere il 2020 con loro, mi sembrava giusto per rispetto alle persone con le quali stavo lavorando, e poi cercare una nuova sistemazione. Poi a metà agosto durante il Giro del Delfinato il mio procuratore Johnny Carera mi ha detto che c’era la richiesta della Deceuninck-Quick Step che però mi voleva subito. L’occasione era importante, ho parlato con il CCC che è stato disponibilissimo e mi ha concesso il nulla osta per andare al team belga dove mi sono trovato sin dall’inizio a mio agio. Ho trovato una grande famiglia dove tutti si danno da fare e si aiutano, e i risultati testimoniano questo clima. Ho corso un bel Giro d’Italia, sono andato al Mondiale, mi è mancata la vittoria però nell’analisi bisogna tener conto che ci sono state molte meno corse. Il mio obiettivo era di essere il più costante possibile e crescere anno dopo anno: penso di averlo centrato».
Il 2020 va in archivio come una stagione monca e compressa. Cosa è cambiato e cosa è mancato?
«Innanzitutto l’UCI secondo me ha fatto il massimo di quello che poteva fare organizzando, nonostante la pandemia, i tre Grandi Giri. Le regole adottate sono servite e hanno dimostrato che il meccanismo funziona, quindi anche il prossimo anno, se ce ne fosse ancora il bisogno ma speriamo di no, possiamo andare avanti con le corse. Quello che è mancato è sicuramente il pubblico: l’ambiente alle corse e tutta un’altra atmosfera da quando c’è la pandemia. Soprattutto al villaggio di partenza e all’arrivo mancano i tifosi, non c’è entusiasmo...”.
La vita di tutti è cambiata per il Covid-19. Come hai vissuto questa novità visto che i corridori sono in giro per il mondo per tanti mesi e invece ti sei ritrovato molto tempo a casa?
«All’inizio diciamo che era una novità, era bello stare un po’ a casa visto che ci capita pochissime volte normalmente. Però subito dopo la prima settimana ho iniziato a capire che la situazione non si sarebbe risolta a breve, che ci si allenava senza un obiettivo e si cercava di stare concentrati lo stesso, ma era difficile tenere alta la soglia di attenzione. E poi c’era la paura ad uscire di casa, c’era tanta gente che moriva per il Covid-19 e ogni giorno era peggio. Nel lockdown prima sono rimasto a Laxolo con la mia famiglia ed ero vicino alla mia compagna Vittoria che sta a Bergamo, poi sono tornato a casa a Montecarlo».
Preparazione per la nuova stagione?
«Ho iniziato più tardi del solito visto che il Giro d’Italia si è concluso a fine ottobre. Andare in palestra è piuttosto complicato per via della pandemia, ma tutto sommato è andata bene e sono riuscito ad allenarmi. In bici nel Principato di Monaco esco spesso con Ciccone, Formolo, Conti e altri ragazzi che vivono lì. Le festività di Natale le ho trascorse in famiglia in Val Brembilla e quando mi alleno sulle mie strade bergamasche spesso vado con Consonni, Rota, Zaccanti e altri bergamaschi».
Programmi per l’inizio stagione?
«Sono stati cancellati i due giri a tappe in Argentina e Turchia e quindi i programmi verranno rivalutati. Sicuramente, salvo problemi fisici, farò il Giro d’Italia e la Vuelta».
Uno dei tuoi sogni nel cassetto hai sempre detto che è il Tour de France. Slitta ancora la tua “prima volta”?
«C’è ancora tempo per coronare questo sogno. L’obiettivo resta sempre quello, se non sarà quest’anno, sarà il prossimo».
Deceuninck-Quick Step, una vera e propria corazzata dove per correre devi sgomitare…
«Ci sono davvero tanti campioni nel nostro team, però chi dirige è bravo a pianificare le gare, c’è spazio per tutti e soprattutto ti portano ad arrivare alle corse sempre super preparati».
In squadra c’è uno dei talenti più fulgidi del ciclismo italiano, quell’Andrea Bagioli che al primo anno tra i professionisti ha già incantato. Che ne pensi?
«L’ho conosciuto bene in quanto siamo stati insieme parecchio tempo. Al raduno a Livigno, in azzurro al Mondiale eravamo in camera assieme, e l’ho potuto osservare bene: è giovane ma è già maturo di testa, è consapevole della sua forza. Lo vedo come la migliore promessa italiana, un ragazzo che può essere all’altezza delle grandi aspettative che ci sono su di lui».
A fine 2021 Fausto Masnada sarebbe contento se…
«Se continua la mia crescita nei Grandi Giri. Se riuscissi ancora a migliorare ed aiutare il mio fortissimo compagno Remco Evenepoel a vincere una grande corsa a tappe ne sarei molto soddisfatto. Se avrò carta bianca per cercare di vincere una tappa sicuramente ci proverò, ma l’importante è vedere un mio compagno di squadra vincere un Grande Giro».
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