Valentino Sciotti, patron della Vini Fantini e della Vini Zabù ha postato un commento alle pagelle del direttore, ma il suo intervento merita uno spazio più importante a nostro modo di vedere perché propone il punto di vista dello sponsor, che ancora mancava allo sviluppo del dibattito. Per questo ve lo proponiamo.
«Oggi per me è stata la giornata delle delusioni ma, mentre la prima può essere imputata alla inaccettabile stupidità del singolo, la seconda è davvero incomprensibile.
Ci sono molti modi di manifestare un disagio e solo dopo averlo manifestato senza ottenere soddisfazione si può passare a manifestazioni più plateali. Oggi a soli tre giorni dalla fine di una stagione che definire difficile è un eufemismo, è andata in scena la sagra dell'ingratitudine.
Ingratitudine verso le migliaia di persone che erano lungo la strada e sotto la pioggia ad attendere quel passaggio che accade così di rado.
Ingratitudine verso chi ha realizzato il miracolo insperato di far disputare un Giro d'Italia in piena emergenza COVID ed è riuscito a portarlo a Milano.
Ingratitudine verso i datori di lavoro e gli sponsor, che tirano fuori i soldini degli stipendi, per poter avere delle ora di visibilità televisiva, che non ci sono state, dopo una stagione in cui di visibilità non ve n'è stata affatto.
Come si può minacciare uno sciopero, se prima non si è avviata nessuna rivendicazione?
Mi dispiace ma questa volta, cari ciclisti, avete sbagliato di grosso, sia nel merito e sia nell'andare a colpire gli incolpevoli. Domattina fate il minimo sindacale, andate a chiedere scusa agli organizzatori e chiedetelo anche a tutte le altre parti offese, riconoscendo di aver sbagliato perchè l'errore ci può stare ma il non riconoscerlo sarebbe davvero grave.
Per il futuro, se qualche Team non vuole venire a correre il Giro, rinunci pure: da tifoso avrei visto più volentieri il Team di Van Der Poel, la Gazprom con tanti italiani e tante altre squadre Professional che sarebbero venuti a lottare con tutt'altro impegno rispetto a questa vergognosa protesta, che sa tanto di mancanza di voglia di fare il proprio lavoro».
Valentino Sciotti