Josef Cerny è l’uomo delle fughe, amante degli attacchi da lontano e dei tentativi solitari. Ogni tappa è sempre lì a tentare di arrivare al traguardo, a dispetto di tutto e di tutti, ma oggi, nella frazione delle proteste in cui è successo tutto ciò che poteva accadere, la sua sagacia è stata finalmente premiata con una bellissima vittoria sul traguardo di Asti.
«Amo andare in fuga perché è come giocare alla lotteria - racconta Cerny dopo la premiazione -: ho provato tante volte ma questi tentativi sono quasi sempre andati in fumo. Oggi però sono stato premiato, ci sono riuscito, sono arrivato da solo e ho dimostrato che posso vincere in un grande giro. Sono queste le tappe che amo di più, le frazioni in cui sembra scritto che dobbiamo arrivare in volata, ma alla fine qualche volta noi attaccanti stravolgiamo tutti i piani».
Non è però la vittoria di Cerny la notizia della giornata, ma la grande protesta messa in piedi dai corridori che ha portato ad una neutralizzazione dei primi 130 km. Una situazione che molto probabilmente avrà delle ripercussioni nei prossimi giorni.
«Questa mattina è successo qualcosa di pazzesco: certo, questa mattina non faceva così tanto freddo, ma è da Palermo che stiamo affrontando un Giro complicato, soprattutto dal punto di vista del meteo. Alla fine penso che la decisione presa sia stata più che giusta in quanto è stata adottata in considerazione la nostra situazione. Mi dispiace solo per l’organizzazione che ha dovuto rifare tutto: io ho fatto un ottimo risultato vincendo una tappa fantastica, molto probabilmente tra tanti anni nessuno si ricorderà che se ho vinto una tappa lunga o accorciata, ma semplicemente che ho raggiunto il successo, questa è l’unica cosa che conta veramente».