Foligno. Tra Porta Todi e la Torre del Seminario. Un parco, un giardino. Un’oasi di palloni e biciclette, un teatro di giochi e pace. La forma, ellittica, tradisce la sua nobile origine: velodromo. Il velodromo dei Canapè.
Era terra di battaglia: il Campo di Francalancia. Diventò luogo di sepoltura per ebrei nel Medioevo, poi discarica per rifiuti cittadini, finalmente – nel 1776 – parco in un progetto di sistemazione delle mura castellane. E il parco ospitò manifestazioni ippiche, spettacoli circensi, esibizioni di palloni aerostatici e gare ciclistiche. Le prime nel triennio 1891-1893. A organizzarle, il Veloce Club Foligno, fondato nel 1889.
Fu così che il Velodromo dei Canapè divenne il Vel d’Hiv di Foligno: pista in terra battuta, piatta, 550 metri (alla corda) di anello, 80 sedili (in cotto) per assistere alle gare. Si tramandano la vittoria del campione perugino Giuseppe Evangelisti nel 1892 in un gran premio di velocità, una corsa con i migliori corridori del mondo del primo Novecento, da Luigi Ganna e Carlo Galetti fino a Petit Breton, la riunione del 15 e 16 agosto 1925 con professionisti e dilettanti dominata da Costante Girardengo (c’erano anche Tano Belloni, Pietro Linari, Luigi Mainetti, Elio Bartoli e Antonio Candini), l’appuntamento del 1929 ancora con Girardengo e addirittura Alfonsina Strada, l’unica donna ad aver mai partecipato (nel 1924) al Giro d’Italia degli uomini. Nella Biblioteca comunale di Foligno si conserva il programma delle “Corse Ciclistiche Nazionali” disputate al Velodromo dei Canapè dal 5 all’8 settembre 1909, organizzate sotto il patronato della Pro Foligno ed indette dal Veloce Club e dalla Scuola di Educazione Fisica. C’era un comitato d’onore, un comitato esecutivo e le commissioni cui spettavano compiti pratici e organizzativi. Per partecipare alle gare i corridori pagavano una tassa (2,50 lire i non classificati, 3 i tesserati all’Uvi, Unione velocipedistica italiana, l’attuale Federciclo, e 5 i professionisti). Le gare erano la velocità (batterie di due giri per complessivi 1100 metri con eventuale bella e un tempo massimo di 4 minuti, i giri erano tre quando gareggiavano i dilettanti con tessera federale), il mezzofondo (18 giri per complessivi 9,900 km, 20 minuti il tempo massimo) e la resistenza (36 giri per 19,800 km con il tempo massimo di 40 minuti). Ingresso a pagamento: 30 centesimi per la zona prato, 1, 2 o 3 lire in tribuna.
Del Velodromo dei Canapè rimane l’idea della pista, oggi un tracciato che si fa a piedi o anche in bici, gli 80 sedili in cotto, una bellezza, e soprattutto l’aria di festa, tra l’ombra degli alberi e i giochi per i bambini. Quell’aria che si respira, anche spiritualmente, nei giorni della ciclostorica La Francescana.
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