In seguito alla notizia della positività di Giulio Ciccone al Covid-19, c'è chi ha associato il risultato del tampone del corridore abruzzese della Trek Segafredo a quello di Leonardo Basso. Il 20 agosto scorso, a tre giorni del Campionato Italiano, il 26enne di Castelfranco Veneto era stato fermato in via preventiva insieme ai compagni e allo staff della Ineos Grenadiers con cui era venuto in contatto ma oggi, possiamo dirlo con certezza, non può essere stato lui l'”untore” del gruppo visto che l'esito dei suoi esami si è dimostrato un falso positivo.
«Ho visto che qualche sito riporta che io e Giulio ci eravamo allenati insieme prima della sfida tricolore, non è vero. Ad ogni modo i controlli a cui mi sono sottoposto provano che non ho mai avuto il coronavirus» ci racconta Leo, che aveva svolto la ricognizione del percorso della cronometro con Filippo Ganna, che poi si sarebbe confermato numero 1 in Italia della specialità, e sabato mattina aveva provato il circuito della prova in linea, senza soffermarsi a parlare con corridori di altre squadre.
«Appena ho ricevuto il referto sabato pomeriggio, prima di recarmi in hotel per l'Italiano, si è attivato il protocollo per cui tutta la squadra è stata ritirata dal campionato nazionale e ognuno si è messo in insolamento nella propria abitazione. Lunedì 24 agosto mi sono sottoposto a un secondo tampone che è risultato negativo, stesso esito hanno avuto i test dei miei familiari, della mia fidanzata e dei miei contatti in squadra. Per essere certo che il primo fosse stato un falso positivo mi sono sottoposto quindi a un terzo tampone venerdì 28, risultato anch'esso negativo, più al sierologico che ha provato l'assenza di anticorpi al virus nel mio corpo. A conti fatti, la prima positività è stata un errore. Mi spiace molto aver dovuto saltare il Campionato Italiano, essere stato 11 giorni chiuso in casa (5 a riposo, poi allenandomi sui rulli) e aver costretto chi mi sta vicino a tutto questo stress» prosegue Leonardo, che da due giorni è potuto tornare a svolgere il proprio lavoro in strada, e non vede l'ora di riattaccare il numero alla schiena.
Il suo programma ora prevede Giro di Toscana, Coppa Sabatini e Giro dell'Appennino, senza polemiche. «Non so se esistano test più efficaci di quelli a cui ci stiamo sottoponendo, forse una buona idea sarebbe fare un doppio controllo con un campione A e uno B come avviene per i test antidoping, però non so se sia fattibile a livello scientifico. Non ho le competenze per dirlo e so che abbiamo a che fare con una situazione davvero complicata. Quello che dobbiamo cercare di migliorare è senz'altro la rapidità del secondo controllo, per evitare casi come il mio». O come quello di Oscar Gatto, fermato insieme a tutta la Bora Hansgrohe alla partenza della Bretagne Classic, per poi risultare negativo nel successivo controllo qualche ora più tardi.
A proposito dei falsi positivi l'Associazione Internazionale dei Corridori (CPA) si è rivolta al dottor Xavier Bigard, che ha spiegato che i test PCR utilizzati nel mondo del ciclismo sono i più attendibili al momento disponibili e quelli di riferimento per l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Il direttore medico dell'UCI ha inoltre risposto che è più facile vi sia un falso negativo che un falso positivo, impossibile a suo avviso, se non per un errore di interpretazione del dato. I test rapidi, al contrario, hanno un indice di errore decisamente più alto quindi non possono essere presi in considerazione.
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