Szurkowski del 1946, Szozda del 1950. Szurkowski di Swiebodow, una cinquantina di chilometri a nord-est di Breslavia, Szozda di Dobromierz, una settantina di chilometri a sud-ovest di Breslavia. In Polonia Szurkowski divenne celebre quando, nel 1970, conquistò la Corsa della Pace, Szozda quando, nel 1971, si impose nel Giro di Polonia. Szurkowski si sarebbe abbonato alla Corsa della Pace vincendola anche nel 1971, 1973 e 1975, Szozda si prese la soddisfazione di dominarla nel 1974 (e la delusione di finirla secondo nel 1976). Ma c’è molto di più, perché Szurkowski vanta un oro (nel 1973) e un argento (nel 1974) e Szozda un argento (nel 1973) mondiali fra i dilettanti. Il bello è che, insieme, s’impadronirono dell’argento alle Olimpiadi del 1972 e 1976 e dell’oro ai Mondiali del 1973 e 1975 nel quartetto della 100 km.
Ryszard Szurkowski e Stanislaw Szozda erano i Bartali e Coppi della Polonia. Avevano diviso sportivi, appassionati, tifosi, consorterie, parrocchiani, insomma il mondo della bicicletta, in due partiti, movimenti, comunità, popoli. Attenti a quei due: fisico compatto, potenza compressa. Dilettanti di stato, ma professionisti di fatto, non avevano la possibilità di misurarsi al Giro d’Italia o al Tour de France e di confrontarsi con i Gimondi e i Motta. Finché, facendo uno strappo alla regola, nel 1974 gli organizzatori francesi invitarono Szurkowski alla Parigi-Nizza. E “l’Eddy Merckx oltrecortina” salì tre volte sul podio: nella prima tappa, secondo dietro all’autentico Cannibale, nella quarta dietro a Eric Leman e Rik Van Linden, e nella settima dietro a Van Linden.
Le carriere di Szurkowski e Szozda, fatte di traiettorie e scie, padelloni e trenate, s’incrociarono, si sovrapposero, infine si distaccarono. Il primo a mollare, Szozda: proprio nella Corsa della Pace, una caduta, un infortunio, aveva 28 anni, si riciclò come tecnico, anche negli Stati Uniti. Szurkowski si ritirò più tardi, ma non smise mai di andare in bicicletta, tant’è che nel 2018, aveva 72 anni, anche lui per colpa di una caduta durante una corsa a Colonia, in Germania, rimase paralizzato. Intanto Szozda era già andato in fuga, e stavolta per sempre: era accaduto nel 2013, quando stava per compiere 63 anni.
Szurkowski, che nell’attentato alle Torri Gemelle a New York nel 2001 aveva perduto il figlio Norbert, non si è mai arreso nonostante le difficoltà anche economiche: dopo cinque mesi di riabilitazione ha ritrovato un po’ di sensibilità. La lucidità, quella non l’ha mai persa, e la speranza neppure. Soprattutto da quando un bravo giornalista inglese, Herbie Sykes (autore, tra l’altro, di “The Eagle of Canavese” su Franco Balmamion e “Coppi: Inside the Legend of Campionissimo”), si è dedicato a lui. E grazie a una sottoscrizione ha raccolto 2337 euro per il vecchio corridore. Non tanto. E invece tantissimo. Tantissimissimo.
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