Il mondo del ciclismo sta cercando di ripartire: in italia per esempio abbiamo avuto Extragiro, ideato da Marco Selleri e Davide Cassani, che ha coinvolto ragazzi di tante categorie. Ma sono ancora poche le competizioni all'orizzonte e c'è grande preoccupazione per il futuro. Di tutto questo ne abbiamo parlato con Mario Chiesa, direttore sportivo del Team Iseo Serraure Rime Carnovali.
Come state vivendo questo momento del tutto eccezionale?
«La situazione è molto complicata per le squadre WorldTour, per i team Continental come il nostro lo è ancora di più. Grazie a Cassani e Selleri abbiamo trovato un’interessante iniziativa come Extragiro, importantissima per far vedere che dopo tutto si può ripartire, ma non è sufficiente, servono più corse per far gareggiare tutti gli atleti».
Pesa molto il problema sicurezza...
«In questi weekend a Extragiro sono state prese tutte le precauzioni del caso con controlli serrati: era richiesto l’uso della mascherina e veniva provata la febbre a chiunque dovesse accedere all'area riservata. I comuni e le prefetture faticano ad approvare eventi sportivi di questo genere, ma sinceramente non riesco a capirne il motivo. Mettono tantissime limitazioni alle gare, ma nonostante ciò non muovono un dito quando si ha a che fare con assembramenti in discoteche o luoghi di vacanze: mi sembra sia un controsenso».
Intanto il ciclismo resta fermo..
«Il ciclismo sta soffrendo molto di questa situazione, ma in realtà soffre tutto lo sport in generale. Ciclismo vuole dire prima di tutto pubblico, gente nelle strade che guarda la corsa senza limitazioni, è impossibile tenere sotto controllo chi vuol assistere all'evento. Mi metto anche nei panni degli sponsor che stanno investendo senza avere in pratica un ritorno, se non ci fossero loro tutto sarebbe già finito da un pezzo».
E le prossime corse?
«È veramente difficile dire cosa si farà. Di certo c'era solo Extragiro, perché tutto il resto è stato annullato. Si sta cercando di organizzare delle corse nel prossimo fine settimana in Piemonte, ma per il momento non c’è nulla di certo. Fortunatamente abbiamo trovato una corsa a tappe in Polonia a metà agosto, speriamo non la annullino. Le corse purtroppo non ci sono, poche resistono. Gli anni scorsi puntavamo a delle gare in cui gareggiavamo anche con formazioni professionistiche, ma ora è tutto più difficile: le corse scarseggiano e quindi tutti cercano di accedere alle poche che sono disponibili, vista l’alta domanda le squadre continental come la nostra sono le prime ad essere escluse».
Com’è il morale dei ragazzi?
«C’è una sovrapposizione di situazioni negative che non fanno affatto bene. I corridori sono nervosi, tutti vorrebbero correre, ma purtroppo non c’è un numero di corse sufficiente, con quelle che ci sono ci dovrebbero partire almeno 400 partenti ogni volta. Li capisco al cento per cento, dopo un lungo periodo di stop si trovano ad allenarsi senza avere una prospettiva, non è per nulla piacevole».
E nonostante la stagione sia praticamente ferma, nel vostro team ci sono molti infortuni…
«Non abbiamo fatto nemmeno in tempo ad incominciare che abbiamo avuto i primi corridori fermi: Victor Bikanov ha problemi al sottosella e l’altro giorno Sebastiano Mantovani è caduto senza per fortuna avere serie conseguenze. I due più gravi sono Leonardo Tabarelli ed Enrico Spadini che sono stati coinvolti in due incidenti a causa di automobilisti, entrambi nel mantovano. Spadini è stato buttato a terra a causa dello specchietto di un’auto che non si è nemmeno fermata a prestare soccorso, ora si ritrova con 5/6 punti nel ginocchio; Tabarelli invece è finito a terra sempre a causa di un sorpasso ed ha subìto un trauma cranico. Sono cose che non dovrebbero mai succedere, ma che ormai sono sempre più frequenti. A tutti i miei ragazzi ho detto di non sforzarsi, ma di recuperare con calma, dopo tutto il tempo lo permette, siamo tutti in uno stato di stallo, non ci sono corse e speriamo in decisioni dall’alto».