Novanta per cento. I controlli antidoping hanno avuto un calo del 90 per cento negli ultimi mesi a causa della pandemia: ad affermarlo è la CADF, la Fondazione Antidoping del Ciclismo.
La chiusura dei confini nazionali, le restrizioni imposte dai vari Paesi e la raccomandazione dell’Agenzia mondiale antidoping di limitare i contatti con gli atleti al fine di evitare rischi per la loro salute: questi i motivi che hanno portato a questo calo importante dei controlli.
Il calo del 90% dei test a sorpresa si riferisce ai primi due mesi della pandemia e viene calcolato rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. A questo dato, ovviamente, bisogna aggiungere quello dei controlli effettuati alle corse perché… le corse non ci sono state.
Dall'inizio dell'anno, la CADF ha effettuato 2.200 test antidoping, dei quali 1.250 a sorpresa, e ora si prepara alla ripartenza. Per questo, proprio la CADF ha stilato un elenco di ciclisti da controllare come priorità, con l’obiettivo di riportare al più presto i controlli alla normalità nei Paesi in cui sono state revocate le restrizioni di movimento.
Intanto, nel suo comunicato la CADF ha confermato che i laboratori di Seibersdorf in Austria e Colonia in Germania continuano il loro lavoro di riesame dei campioni raccolti durante il Tour de France 2017, iniziativa intrapresa dopo che un farmaco per migliorare le prestazioni - che in quell’anno non era rilevabile - è venuto alla luce in occasione dell'operazione Aderlass.