Stavolta dovrebbe farcela, almeno a partire: dopodomani, venerdì 28 febbraio, all’alba, pronti-via. Perché lo scorso 8 febbraio, urtato da un’auto mentre effettuava l’ultimo allenamento, scaraventato a terra, rialzatosi ma con costola incrinata, cranio traumatizzato e abrasioni sparse, aveva dovuto rimandare la traversata del deserto del Gobi, in Mongolia. Invece una riabilitazione a base di terapie, massaggi, nuoto e ancora bici lo hanno guarito a tempo di record. E adesso, finalmente, potrà dedicarsi alla sua impresa.
Omar Di Felice è quel ciclista estremo che sfida se stesso su strade e sentieri, su cronometri e calendari, su mappe e mappamondi: è lui quello che si è cimentato nel Tortour Switzerland e nel Back to the Arctic, è lui quello che si è misurato nella Paris-Rome no stop e nella Ultracycling Dolomitica, è lui quello che proverà – primo nella storia – a superare gli oltre duemila chilometri del Gobi d’inverno. Che significa: temperature tra i 2° e i 40° sotto zero, in solitaria. E Reinhold Messner, uno che di gelide solitarie se ne intende, ha detto che non è possibile.
Tutto è pronto. Dalla bici (“Una Wilier Jena gravel in carbonio, dipinta per l’occasione da Dustin Klein, un artista statunitense”) alle ruote (“Più larghe e chiodate”), dall’alimentazione (“Con scorte sufficienti per 48 ore, poi dovrò fare rifornimento”) all’assistenza (“Una guida collegata via telefono satellitare, a un giorno di distanza, in caso di emergenza e per stabilire gli accampamenti al termine di ogni giornata“). La prima parte su strada (“Tra 150 e 250 km al giorno, tenendo una media tra 25 e 30 orari”), la seconda su piste (“Un centinaio di km al giorno, a una media di 15-18 orari, ma molto dipenderà dalle condizioni climatiche”), pedalando da due ore prima dell’alba fino al tramonto (“Cioè dalle 8 alle 17 circa”), da Ulan Bator ad Altai (“Passando attraverso posti di controllo, compresi partenza e arrivo, che saranno il punto di riferimento per la guida locale che si occuperà di eventuali rifornimenti e di trasportare la bici di scorta oltre a eventuali parti meccaniche”), dormendo in tenda e sacco a pelo (“Tre o quattro ore per notte, spero”).
Il tentativo di Di Felice piace anche alla Federazione ciclistica italiana. “Ho conosciuto Omar in bicicletta – racconta Renato Di Rocco, presidente della Federciclo -, io su una elettrica, lui su una muscolare, e il bello è che pretendeva di spingermi in salita. Noi cerchiamo di occuparci di tutto quello che riguarda le biciclette: l’agonismo, ma anche il trasporto urbano e l’uso turistico, in generale puntiamo alla qualità della vita. Qui si va oltre i limiti, ma questo significa ricerca tecnologica, organizzazione logistica e preparazione scientifica, tutti vertici che potranno servire alla base”.
Proprio grazie alla preparazione scientifica, sarà possibile seguire Di Felice durante il tentativo di esplorazione a due ruote. L’atleta romano sarà dotato di due dispositivi Garmin inReach tramite cui sarà possibile geolocalizzare la sua posizione 24 ore su 24 sulla specifica Mappa ENDU (LIVE TRACKING LINK on Endu Map using Garmin inReach technology). Inoltre potrà essere seguito su Facebook https://www.facebook.com/omar.difelice , Instagram @omardifelice, Garmin Connect - https://connect.garmin.com/modern/profile/omardifelice e Komoot - https://www.komoot.com/user/691888089690.
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