Iuri Filosi ha premuto il tasto “reset” ed è pronto a riprendere una carriera che, finora, non è andata come avrebbe sperato. Un discreto triennio in maglia Nippo Vini Fantini, con la quale è riuscito a vincere il GP di Lugano nel 2017, è stato seguito da due anni avari di soddisfazioni con la Delko Marseille. Il 27enne trentino si auspicava che l’avventura in terra francese gli potesse dare quella tranquillità e quello spazio necessari a trovare una maturazione definitiva, ma non è stato così. Starà quindi a Bruno Reverberi e alla Bardiani CSF-Faizanè riuscire a tirare fuori quelle potenzialità che aveva mostrato prima di passare professionista.
«Non sono stati due anni facili, speravo di fare molto di più – spiega Filosi a tuttobiciweb - Ero alla ricerca di risultati importanti e invece non ho raccolto quasi nulla. Porto a casa questa esperienza estera, però sono contento di cambiare aria. Non so bene neanch'io perché non abbia funzionato, penso per un insieme di fattori che alla fine non mi hanno portato a rendere al meglio. C'erano corridori di tutto il mondo, tante culture diverse, non era facile inserirsi, ho viaggiato tantissimo, e questo un po' l'ho sofferto. Adesso però guardo avanti con fiducia».
Il talento però c’è, è innegabile, ed è lì nascosto, pronto ad essere estratto. D’altronde da U23 si era costruito un’ottima reputazione a suon di piazzamenti nelle corse più importanti del mondo, facendo anche il capitano al mondiale di Ponferrada 2014, chiuso al sesto posto. «Da dilettante non ho vinto molto, ma tutte le vittorie sono state di grande spessore, quindi sono passato tra i professionisti con molte luci puntate addosso. Mi aspettavo di fare grandi cose, e invece non è andata così. Ho sempre avuto problemi, l'unico periodo in cui sono andato forte era la primavera del 2017, ma poi mi è venuta l'appendicite e non sono più riuscito a trovare la forma. Per il resto è sempre stato un continuo inseguire una condizione che mi permettesse di essere competitivo. Diciamo che alla fine ho puntato a sopravvivere. Sicuramente le aspettative che avevo da U23 su me stesso e che gli altri avevano su di me erano ben altre, ma in questo sport se vuoi andare forte devi sempre essere al top, sia fisico che mentale».
La parola d’ordine è una sola: riscatto. Non solo per lui, ma anche per la Bardiani, che arriva da una delle stagioni peggiori degli ultimi anni. Non poteva quindi esserci sodalizio migliore: «La Bardiani mi aveva già cercato quando ero dilettante, ma ci sono arrivato solo ora. La squadra si è subito dimostrata di primo livello, non ci fa mancare nulla, proprio come immaginavo. Anche per loro l'ultimo anno non è stato un anno facile, ma bisogna pensare che è una squadra che investe solo su giovani italiani, quindi ci può stare un'annata in cui le cose non vanno come si è sperato in termini di risultati. Bruno Reverberi era abbastanza deluso per questo e infatti la squadra è cambiata molto, ma ora, tutti assieme, vogliamo rialzarci». E l’unica medicina per riuscirci è quella di tornare ad alzare le braccia al cielo: «Un po' di pressione ce l'avrò, come è giusto che sia. Spero possa essere una stagione positiva sia a livello personale che collettivo. Vorrei tornare a vincere, dipende tutto da me e devo crederci».
Questi sono gli ultimi giorni relativamente tranquilli, prima di iniziare la stagione che nelle prime fasi lo porterà da una parte all’altra del mondo: «Avrò un mese e mezzo piuttosto impegnativo, perché dopo un ritiro di una settimana a Benidorm, inizierò alla Vuelta a San Juan e poi andrò al Tour of Oman, dove l'anno scorso andai abbastanza bene. A quel punto spero di essere chiamato per qualche classica italiana, perché sinceramente mi manca un po' correre qua. L'obiettivo è quello di trovare la condizione giusta e non avere rallentamenti, in modo di arrivare nella migliore forma per giocarmi qualche corsa». Per quanto riguarda le corse WorldTour, invece, ha le idee chiare su dove gli piacerebbe essere presente: «La Strade Bianche e la Milano-Sanremo sono due classiche che mi affascinano e che spero di fare, inviti permettendo, e poi anche il Tour of the Alps che ha due arrivi vicino a casa mia. Poi ovviamente c'è il Giro d'Italia e lì ci andrà chi starà meglio. Starà a me meritarmi la convocazione».
Filosi è uno di quei corridori difficili da inquadrare, che non si sa mai se definire velocista o vallonaro, e che quindi non si sa mai in che corse aspettarselo. Ce lo spiega lui: «Le mie caratteristiche variano a seconda della condizione. Se sto bene posso tenere anche in tappe con tre o quattro mila metri di dislivello, però sicuramente la caratteristica che può fruttarmi più risultati è la velocità. Con 40-50 corridori posso dire la mia e ogni tanto ci provo anche a gruppo compatto, anche se non mi ritengo un velocista puro». Insomma, un corridore a tutto tondo che speriamo possa presto tornare al livello che da tanto, troppo tempo, cerca.
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