KHAMIDULIN. «UNA GAZPROM PIÙ INTERNAZIONALE PER FAR CRESCERE IL MOVIMENTO RUSSO»

INTERVISTA | 21/12/2019 | 07:58
di Pier Augusto Stagi

 


La Gazprom è chiaramente il simbolo di una Russia che pedala nel mondo, ma per Renat Khamidulin questo team nato nella stagione 2012 è ormai una realtà internazionale. «È chiaro che la nostra bandiera è quella della Russia, ma la filosofia e la nostra missione sono quelle valorizzare il nostro movimento nel mondo e con l’ausilio non solo di corridori del nostro Paese – spiega a tuttobiciweb il 40enne team manager russo, ex corridore e oggi apprezzato dirigente sportivo che crede come pochi nel nostro sport -. Quest’anno lo faremo con un kazako (il 23enne Anton Kuzmin, ndr) e qualche italiano (Marco Canola, Damiano e Imerio Cima, oltre a Cristian Scaroni e Simone Velasco, ndr), proprio per creare quell’alchimia che possa servire un po’ a tutti per migliorarsi e fare un auspicato salto di qualità».


La Russia che pedala nasce in Italia sette anni fa e sta di stanza a Lonato del Garda, la seconda casa per tutti i corridori che oltre a Paolo Rosola e Michele Devoti, da quest’anno potranno contare anche sulla grande esperienza di Dmitri Konishev. «Siamo una bella realtà – aggiunge Renat -. Evgeny Shalunov (27 anni) ha un grande motore e su di lui facciamo molto affidamento. Così come Nikolay Cherkasov, che ha tutto per diventare un grande corridore. Ha solo 23 anni e il talento è lì da vedere, ma per fare il salto di qualità occorre metodo, costanza e rigore. Per questo saranno estremamente importanti uomini di esperienza come Sergei Chernetski (29 anni), Ivan Rovny (32 anni) o Marco Canola (30 anni), che possono guidare con la loro esperienza e il loro carisma questi ragazzi».

Renat parla con entusiasmo del suo team e di quello che va fatto per far fare il salto di qualità a tutto il movimento ciclistico russo. «Da noi i ragazzi si perdono troppo presto, per via di una attività esagerata – dice -. C’è bisogno di esperienza e pazienza. Non si devono cercare le vittorie, ma corridori di talento che possano garantircele tra qualche anno. Nel nostro Paese si dice che per avere successo ci sono tre parametri da seguire: qualità, velocità e prezzo. Ma di questi tre, uno è incompatibile. Bisogna quindi agire sempre con grande lucidità. E per fare questo è necessaria una visione, e la nostra internazionalizzazione nasce da questa esigenza. C’è bisogno di contaminazione, sia culturale che sportiva».

Meno entusiasta davanti alla riforma del ciclismo varata quest’anno dall’Uci. «Si potrebbero dire tante cose, ma io vedo solo un aumento di costi a fronte di che cosa? Si è deciso di aumentare le squadre di World Tour, ma non si è compreso bene la finalità della scelta. Il 20° team inserito (la migliore Professional) ha il diritto di partecipazione a tutto il calendario di serie A, ma può scegliere se farlo oppure no. Ho letto che Jean-René Bernaudeau (team manager della Total, ndr) ha annunciato di rinunciare al Giro d’Italia. Sia ben chiaro, ha tutto il diritto a farlo, ma questo regolamento mi lascia perplesso. Si crea un precedente. La posizione della migliore Professional mondiale è di gran lunga migliore di tutti i team di World Tour che si trovano ad avere solo doveri, mentre chi vince il campionato di seconda divisione ha la facoltà di accettare oppure no di correre certe corse. Sia ben chiara anche un’altra cosa: la classifica di merito viene stilata a metà ottobre, quando ormai a livello di mercato i giochi sono fatti e non si ha quindi più la possibilità di fare grandi cose. Insomma, giratela come volete, Bernaudeau ha le sue ragioni, ma c’è chiaramente qualcosa che non torna a livello regolamentare».

In verità Renat spera di tornare al Giro d’Italia, anche se non si fa grandi illusioni… «A chi non piacerebbe prender parte ad un Grande Giro? So però anche che la corsa rosa quest’anno ha da proteggere il proprio movimento. In Italia sono rimaste solo tre squadre di seconda divisione ed è forse giusto dare questa chances a loro. Però come si dice in questi casi, restiamo in attesa».

Di domande ce ne sarebbero un’infinità da fare, ma Renat ci invita a non avere fretta. «Il 10 gennaio, alla Rocca di Lonato, sveleremo il nostro roster e i nostri programmi. Avremo tante cose da dire e da comunicare, ma portate ancora per un po’ pazienza».

 

 

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