Filippo Fiorelli, siciliano da Ficarazzi, è un ragazzo con dentro la malinconia, la durezza ma anche il sole del sud. Tipo pacato, abituato ai forti contrasti, è arrivato al ciclismo tardi. A 20 anni ha inforcato la bici per la prima volta spinto da un gruppo di amici. Non più una mosca bianca se si considera che l’isola vanta ormai 8 professionisti a partire dai fratelli Nibali, Damiano Caruso, Giovanni Visconti, Salvatore Puccio, Leonardo Tortomasi, Danilo Celano e Francesco Romano.
«Arrivato qui alla Bardiani CSF Faizanè sembra di vivere un sogno – spiega il filiforme corridore dai capelli rossicci – se penso anche solo ai miei esordi. Ho iniziato in Toscana in una squadra che mi ha accolto e messo in un appartamento. Organizzazione e cibo alquanto scarni. Un primo tentativo andato maluccio. Sono rientrato in Sicilia dopo pochi mesi. Un impatto non dei più facili».
Fiorelli non si è però perso d’animo. «L’anno dopo ci ho riprovato con la Fracor, sempre in Toscana. Poi ho militato nell’ordine in Delio Gallina, Beltrami, Gragnano e Nippo come stagista».
Proprio alla Nippo è stato notato da Mario Manzoni. «Mi ha colpito in una gara a tappe – spiega il tecnico bergamasco - con il passare delle frazioni lo vedevamo andar meglio. Comunque è arrivato qui per meriti suoi, non l’ho segnalato io».
Tocca a Filippo Fiorelli presentarsi tecnicamente: «Sono abbastanza veloce. Un corridore che tiene nelle salite di 5-6 km. Non ho paura di far fatica e di allenarmi. A casa verso le 7:30 salto in bici e parto per il mio allenamento. In estate anche prima».
Come è possibile che uno inizi a gareggiare a 20 anni?
«Mio nonno andava in bici e sotto casa vi era un ritrovo di appassionati. Dopo le prime uscite mi hanno incoraggiato a pedalare a livello agonistico. Da lì il percorso che vi ho già spiegato».
Quando hai capito che il ciclismo poteva essere la tua strada?
«Sono stato notato per essere andato molto bene al Palio del Recioto (ha scollinato tra i primissimi) e a Capodarco. A quel punto mi ha avvicinato Marino Amadori che mi ha selezionato per la Nazionale Under 23 con cui ho partecipato al Giro dell’Appennino. Certo i primi anni mi mancava la continuità, non mi conoscevo e non sapevo allenarmi, ma poi ho preso le misure».
Quali sono state le persone importanti in questo tuo percorso di crescita?
«Il diesse Marcello Massini in primis. Lui ha grande esperienza e ha guidato Michele Bartoli, Paolo Bettini, Daniele Bennati solo per citarne alcuni. Credo di essere cresciuto per gradi e mi presento nel mondo dei prof molto motivato. Per ora vivo ancora in Sicilia, ma cerco casa in Toscana».
Di sicuro il carattere non ti manca.
«Quando sento qualcuno lamentarsi mi meraviglio sempre, a me sembra di essere già fortunato. Io vengo dal basso e qui mi pare di stare tra le stelle. Non ho rimpianti particolari, senza questo tipo di percorso non sarei arrivato qui».
Stai già vivendo il tuo sogno... ma cosa si potrebbe fare per ampliare ulteriormente questa gioia?
«Sognare vuol dire non avere limiti.. quindi mi vedo al via della tappa del Giro con partenza da Palermo. Che emozione!».
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