Non era e non poteva esserlo quest’anno il solito clima goliardico e festoso per il ritrovo che si celebra in autunno all’Antica Trattoria di Tramway a Ponte all’Asse (ora si chiama Poggio Nuovo) organizzato da Juri Naldi e Fabio Fabbri titolari del negozio “A Ruota Libera” di Poggio a Caiano.
La morte nel giugno scorso di Fabrizio Fabbri, ex campione di ciclismo e poi apprezzato direttore sportivo, figlio di Fabio, e quella in ottobre del giovane atleta pratese Giovanni Iannelli, puntuale partecipante fino all’anno scorso con il padre Carlo del ritrovo, avevano messo in dubbio l’organizzazione della serata, ma lo stesso Carlo Iannelli (presente al raduno) con il fratello Roberto, ha voluto fortemente che la serata fosse organizzata perché questo Giovanni avrebbe voluto.
Ed il ritrovo c’è stato con la presenza di dilettanti in attività (per un improrogabile impegno sono mancati il professionista Alberto Bettiol magnifico vincitore del Giro delle Fiandre 2019 e Vittoria Guazzini, impegnata in Coppa del Mondo in Nuova Zelanda), dirigenti, organizzatori, cicloamatori, direttori sportivi, dell’assessore allo sport del Comune di Carmignano Stefano Ceccarelli, del dott. Marcello Manzuoli, medico pratese amante del ciclismo, dell’ex professionista ucraino, ma ormai toscano di adozione ciclistica Yaroslav Popovych, nominato pochi giorni fa vice presidente della Federazione Ciclistica Ucraina.
Una serata tra passione e amicizia che coinvolge tutti, tra racconti ed episodi e che spesso si ritrovano per discutere al negozio “A Ruota Libera” di Poggio a Caiano. Due lunghissimi applausi hanno concluso le parole con le quali sono stati ricordati Fabrizio Fabbri e Giovanni Iannelli. Dopo la morte del figlio, era la prima manifestazione alla quale interveniva suo padre Carlo che non ha mancato di criticare il comportamento di vari addetti ai lavori della Federazione Ciclistica Italiana con pochissime eccezioni, in merito alla morte di Giovanni.
“Eppure il tragico fatto – ha detto Iannelli - può essere davvero l’occasione per un ciclismo migliore e soprattutto sicuro”.
“In due mesi - ha continuato Carlo – ho raccolto tanti documenti che sono agli atti. Ci sono tre Procure che si occupano del caso, vediamo come andrà a finire poi parlerò ed eventualmente renderò pubblici certi comportamenti e i documenti in mio possesso. Lo farò perché Giovanni merita giustizia”.
Alla fine gli auguri per le festività natalizie, una torta che ricordava Fabrizio e Giovanni, i due grandi assenti, l’impegno a ritrovarsi lungo le strade. Gli atleti quali protagonisti, gli sportivi pronti a incitarli e sostenerli.
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