Mattia Cattaneo, bergamasco classe 1990, è stato uno dei protagonisti indiscussi della prima parte delle corse italiane della stagione appena conclusasi, ottenendo una bellissima vittoria in solitaria al Giro dell’Appennino e numerosi piazzamenti di rilievo come il secondo posto nella 16a tappa del Giro d’Italia dietro a Dario Cataldo. Anche grazie ai punti da lui accumulati, l’Androni Giocattoli Sidermec è riuscita a ripetere il successo nella Ciclismo Cup realizzando una formidabile tripletta. Dopo 3 anni passati nella squadra di Gianni Savio è però tempo per il corridore bergamasco di cambiare, di ritornare nel World Tour con la prestigiosa maglia della Deceuninck Quick Step.
Saranno molti i cambiamenti nella vita agonistica di Cattaneo; l’inizio di questa nuova avventura è l’occasione giusta per fare un bilancio con tuttobiciweb su questa ultima stagione. Soffermandosi sull’esperienza in Androni con il campione bergamasco si cercherà anche di capire il difficile passaggio tra World Tour e le Professional e guardare al futuro in vista della nuova stagione.
Come giudichi questa stagione ormai conclusa e che voto ti dai?
«Le somme della mia stagione sono assolutamente positive, mi darei un bel 7.5, ma forse meriterei anche qualcosa in più. Ho la sensazione di aver fatto come due stagioni, una prima del Giro e una dopo. Fin dai primi mesi dell’anno mi sono sentito alla grande, ho corso molto al di sopra delle mie aspettative arrivando a stupire anche me stesso, dopo la corsa rosa però mi sono un po’ spento».
Cosa è successo dopo il Giro d’Italia?
«Ad inizio giugno avevo corso veramente tanto e forse mi sono ritrovato un po’ svuotato. Puntavo ad un grande finale di stagione con le corse in Italia in maglia Androni, ma purtroppo la fortuna non è stata dalla mia: sono caduto alla Ionica Race e all’Agostoni. La caduta più brutta è stata però quella alla Milano-Torino: mi sono ritrovato a terra in un pezzo un po’ complicato mentre stavamo per attaccare la salita di Superga, mi sono rotto una costola e praticamente la mia stagione è finita lì. Mi è dispiaciuto veramente tanto perché l’obiettivo era quello di concludere l’avventura in Androni con il Lombardia che partiva proprio vicino a casa, ma purtroppo il tempo per recuperare era veramente poco e così ho dovuto rinunciare».
Finale sfortunato, ma finalmente durante questa stagione sei ritornato a vincere….
«La vittoria al Giro dell’Appennino è stata qualcosa di straordinario, ne avevo proprio bisogno. Per me quello è stato un grande periodo di forma, mi mancava soltanto il risultato concreto. Tra aprile e maggio ho affrontato un mese e mezzo super che mi ha permesso di correre un Giro d’Italia ben al di sopra delle mie aspettative».
Una domanda che molto probabilmente si fanno e ti avranno ripetuto in molti. Hai mai ripensato alla sedicesima tappa del Giro? Ritieni di aver sbagliato qualcosa?
«Se avessi vinto quella tappa del Giro, con arrivo a Como, molto probabilmente sarebbe stata tutta un’altra cosa. Mi piace sempre raccontare cosa è successo quel giorno perché con sicurezza posso affermare che Dario Cataldo ed io abbiamo fatto veramente un grande numero. Credo che entrambi abbiamo fatto un qualcosa che non si vedeva da molto tempo, siamo andati in fuga fin da subito in una tappa di difficile interpretazione e non ci hanno più ripreso: bisogna ammettere che comunque c’è stata l’intenzione del gruppo di farci andare, ma noi siamo andati comunque fortissimi. Dario nel finale è stato un filo più forte di me, io oggettivamente non ho niente da rimproverarmi perché ho fatto tutto ciò che mi era possibile. Certo, non sono riuscito a vincere, ma è stato un giorno straordinario».
Per te l’anno prossimo ci sarà un grande cambiamento. Dopo 3 stagione lascerai l’Androni Giocattoli Sidermec. Cosa ti rimane di questa esperienza?
«Solamente ricordi belli, ho trovato un ambiente straordinario con delle persone eccezionali. Innanzitutto mi sento di ringraziare tantissimo tutto il team, da Gianni Savio, ai direttori sportivi, ai miei compagni che prima che colleghi sono innanzitutto degli amici con i quali mi trovo anche fuori dalle corse. L'esperienza in casa Androni mi ha letteralmente messo a nuovo, ma soprattutto mi hanno fatto credere nuovamente in me stesso».
Prima di approdare in Androni hai trascorso i tuoi primi 4 anni da professionista nel team Lampre, ma qualcosa non è andato..
«Devo ammettere che quelle sono state 4 stagioni molto complicate, sono passato professionista come la promessa italiana delle corse a tappe, ma una volta in corsa qualcosa ha incominciato a non andare, ho rischiato di perdermi. Mi sono ritrovato davanti ad un bivio, smettere di correre o provare a cambiare, fortunatamente però ho trovato l’Androni che ha deciso di scommettere su di me dandomi la possibilità di risalire in sella e tornare ad ottimi livelli, ho ritrovato la grinta e la forza di andare avanti, tutti elementi che saranno fondamentali per me anche nelle prossimestagioni».
Solitamente si vede il passaggio da una World Tour ad una professional come un passo indietro, ma a te è servito proprio per ritrovarti e ritornare ad alti livelli…
«Quando ho ricevuto la proposta dell’Androni fortunatamente ho avuto la capacità di pensare in modo lucido e di guardare al futuro, mi sono detto “proviamo a fare un passo indietro per poi sperare un giorno di rifarlo in avanti”. Devo ammettere che non è stata affatto una decisione semplice, tornare indietro non è mai bello, infatti in molti si rifiutano di farlo. Secondo me in questi casi ciò che è fondamentale è la testa, occorre fare mente locale sulle proprie possibilità cercando di capire fino a che punto si può arrivare. Dal mio punto di vista è meglio avere tante chances in una Professional, così come ha fatto con me l’Androni, piuttosto che ostinarsi a stare nel World Tour. Bisogna avere la forza di rimettersi in gioco e io l'ho fatto».
Ora hai firmato un biennale con la Deceunick Quick Step. Che effetto ti fa tornare nel World Tour con una squadra del genere?
«Tornare nel World Tour è già straordinario di per sé, ma pensare di farlo con una squadra come la Deceuninck è ancora più... pazzesco. Ero in scadenza con l’Androni e ho iniziato a guardarmi intorno per capire come potesse essere il mio futuro, grazie allo straordinario lavoro dei miei due procuratori Marco Piccioli e Massimiliano Mori ho realizzato un sogno. Le squadre forti sono tantissime, ma la Deceuninck è qualcosa di unico, è nel ciclismo da tantissimo tempo, è sempre stato uno squadrone. Quando ero piccolo e vedevo le gare di ciclismo c’era la Quick Step di Paolo Bettini che era una squadra incredibile, un vero e proprio tornado che spazzava via tutti quanti. Dire che l’anno prossimo ci sarò anche io in quel team mi fa ancora piuttosto strano».
Hai già avuto modo di vedere come lavora la squadra?
«A fine ottobre abbiamo fatto un primo ritiro, sono stati solo due giorni, ma ho avuto modo di avere le prime impressioni. Per me è un ambiente completamente nuovo, lo staff ha una mentalità molto precisa, ogni corsa viene preparata a puntino, quasi in modo maniacale, ognuno ha un suo ruolo preciso e sa di farlo al meglio. Il prossimo ritiro sarà a dicembre e sicuramente riuscirò ad avere una visione ancora più chiara di quello che mi aspetta».
A proposito di squadra., cosa ne pensi del tuo futuro compagno Remco Evenepoel?
«Evenpoel è un fenomeno sicuro, sinceramente non ho ancora avuto modo di conoscerlo bene, ma sicuramente avrò l’occasione di farlo. Anche visto dall’esterno è però chiaro come quel ragazzo abbia qualcosa di speciale, ha già dimostrato quanto vale, ma quello è solo l’inizio; passare da junior direttamente nel WorldTour e fare già nel primo anno quello che ha fatto lui, è qualcosa di straordinario, di unico. Ser non sei un campione, questo non lo puoi fare».
Pensando alla tua prossima stagione nel World Tour, se ti venisse data carta bianca che corse ti piacerebbe fare
«Per me e come per tutti gli italiani il Giro è il Giro, è la corsa dei sogni e quella più importante in assoluto. Personalmente ho un legame particolare con Il Lombardia perché parte a circa un chilometro da casa mia e quindi mi piacerebbe essere presente. Magari una volta nella carriera mi piacerebbe fare il Tour per esperienza, ma se potessi scegliere tra tutte le corse del mondo non avrei neanche il minimo dubbio: il Giro d’Italia».
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