Argento. Medaglia d’argento. Matteo Trentin guadagna la medaglia d’argento ai Mondiali professionisti su strada. E’ il simbolo del secondo premio, è il premio per il secondo arrivato, ma anche la sentenza, la certificazione, quasi la condanna riservata al primo degli sconfitti. Infatti, sul podio, l’azzurro ha l’espressione di un condannato a morte.
L’argento è sempre servito per finanziare le guerre. Nei “Persiani”, scrive Alessandro Giraudo nelle “Storie straordinarie delle materie prime” (Add, 252 pagine, 16 euro), “Eschilo afferma che la vittoria degli ateniesi contro il potente esercito di Serse si può spiegare se si tiene conto della tecnica militare greca (la falange oplita), l’organizzazione politica (la democrazia) e le riserve d’argento, ‘un tesoro che viene loro fornito dalla terra’”. Il prezzo è alto, più quello umano che commerciale. “Dopo l’epoca di Dracone e Solone (640-558 a.C.), Atene sfrutta la scoperta di queste miniere, in cui trentamila schiavi lavorano in condizioni spaventose. Gli schiavi vengono comprati nei mercati che ogni mese si tengono ad Atene, a Corinto e sull’isola di Chio, ma soprattutto al mercato dell’isola di Delo, dove si scambiavano fino a diecimila poveri diavoli al giorno”.
Bianco, splendente e lucente, duttile e malleabile, l’argento dispensa la malinconia ma anche la saggezza di chi ha una certa (incerta) età, con il contentino degli sconti sugli autobus e sui treni, nei cinema e nei musei. Quanto all’espressione (linguistica) argento vivo, dall’espressione (facciale) di Trentin non si direbbe proprio. E’ un argento terreo, pallido, smunto, triste, dannatamente illuso, terribilmente deluso.
Fuori i secondi!, si scandisce nella boxe qualche attimo prima che cominci il round. L’ordine è rivolto all’allenatore e al “cutman”, lo specialista addetto a curare le ferite del pugile. Fuori i secondi! se lo ordinerebbero, da soli, anche i primi degli sconfitti. Perché il loro destino è arduo: dovrebbero esultare, e invece vorrebbero scomparire.
Trentin (e noi con lui) si rassicuri. Il tempo guarirà questa crepa, e da lì nascerà un fiore.