Oro. Medaglia d’oro. Samuele Battistella conquista la medaglia d’oro. La riceve, la àncora al collo, la guarda, la studia, la scruta, se la mangia con gli occhi, poi anche con i denti, la porterà a casa, la custodirà nel cuore, la esporrà fra i libri o sulla tv. Il suo passaporto nella storia.
Oro. Oro o mai più, oro et labora, se non oro quando. L’oro infinito. Malleabile e duttile, l’oro è immune alla decomposizione. Il suo colore ricorda quello del sole: per gli Inca rappresentava le lacrime del sole. Altri popoli hanno associato l’oro alla saggezza, alla fede e al sapere, prima di assegnargli il posto, definitivo, come indice, prova, parametro della ricchezza, fra leggende e parabole, tentazioni e peccati. Mosè e il vitello d’oro, Salomone e le miniere d’oro, Zeus e la pioggia d’oro, Giasone e il vello d’oro, Budda e le statue d’oro.
Alessandro Giraudo ha scritto “Storie straordinarie delle materie prime” (Add editore, 252 pagine, 16 euro), quaranta piccole e grandi vicende, dal sale al pepe, dal ghiaccio alle alghe, dalla noce moscata ai chiodi di garofano, per i quali l’umanità ha compiuto nefandezze disumane, tra furti e complotti, schiavitù e stragi. E l’oro, in un’ipotetica graduatoria, potrebbe vantare la medaglia d’oro. “Ha finanziato potere e guerre, capricci, rancori, commerci e scambi di beni. Ha comprato il perdono del Cielo e pagato le carezze di donne dai facili costumi; è servito per accumulare ricchezze e ottenere protezione da incertezze e rischi. Faraoni, re, imperatori, califfi e religiosi di ogni confessione hanno nascosto i loro tesori in casseforti, templi, camere (il camerlengo è il cardinale che possiede le chiavi della camera del tesoro in Vaticano). Ancora oggi, le banche centrali conservano nelle loro riserve questa ‘barbara reliquia’ (secondo la definizione dell’economista Keynes)”.
La storia è stata un’infinita corsa all’oro. I Romani lo trovarono a Las Médulas, in Spagna, e Plinio, amministratore delle miniere, scrisse che i lavori erano degni dei Titani. Da Timbuctu a Minas Gerais, dalla California al Sudafrica, le corse all’oro si moltiplicarono. Battistella ha vinto la sua corsa e il suo oro. Un giallo (quello della corsa) per il giallo (quello del metallo). Lo splendore di un giorno (quello del Mondiale) che illumina una vita (quella della carriera). L’oro del ciclismo sta nelle storie – d’oro, d’argento, di bronzo, di legno, di cartone, di carta, di schermo -, le sue storie rotonde, leggere, sempre nuove. Anche quella luccicante, sfavillante, seducente, di Samuele.
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