A Napoli, la scenografia maestosa della nostra Piazza del Plebiscito, alle 4 del mattino di sabato 21 settembre, abbracciava così, sullo sfondo benedicente la Basilica di San Francesco da Paola, eremita austero, gli audaci velocipedisti che hanno dato vita alla 'Roma - Napoli - Roma', in origine, remotissimo 1902, 'Corsa del XX Settembre'.
In abiti e su bici di epoca, forse pure di epica, con tanto di fanalini anteriori e posteriori - lumen da led certo, ma uno spirito da dinamo -, questi intrepidi regali del 2019, fra Casilina, Appia e Domiziana, andata e ritorno, hanno ridestato una corsa del ciclismo pioneristico, che univa non solo simbolicamente due città preziose in amicizia, quel ciclismo di Gerbi e Girardengo, Pavesi e Sivocci, ben prima della moderna antichità di Fausto Coppi, con un vincitore all' esordio, Federico Grammel, tedesco ma naturalizzato 'romano'...
E nel 2019, e ne resta simbolica questa immagine evangelica, non vi è certo motivo di contendere, per siffatti coraggiosi della Nova Unione Velocipedistica Italiana (NUVI), da Carlo Delfino a Paolo Furnò. Tutti primi e mai secondi, in questa due giorni fra Roma e Napoli con il via puntualmente antelucano e chiedendo venia alla bagarre della movida metropolitana, per ritrovare il quieto sentimento della strada. Passando fra l' altro per l'ospitalità di San Nicola la Strada e il Velodromo di Marcianise, il litorale infinito di
Lago Patria ed una brioche all' alba a Mondragone, le prime luci, le più dolci del giorno.
Un ciclismo, andatelo a raccontare, per riveder le stelle.
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