Riescono a sposare Fausto Coppi con Michele Scarponi, collegare il problema della sicurezza al fenomeno della “bike economy”, abbinare l’olio nuovo della Val d’Orcia ai racconti inediti di un concorso letterario. A forza di pedali.
La Fiab di Siena ha compiuto trent’anni. E dall’inizio del 2019 li sta festeggiando su strade e sentieri, in convegni e cene, su ferrovie dismesse e lungo la via Francigena, tra progetti e iniziative, tra studi e osservatori. E sempre a forza di pedali.
Per esempio: “La strada è di tutti”, in una ventina da Filottrano a Siena, trecento chilometri in tre giorni, a cominciare dall’abbraccio con i genitori di Michele Scarponi a finire (domenica scorsa nelle Stanze della memoria) con l’incontro con Marco Scarponi, portavoce della fondazione che si batte perché non valga più la legge del più grosso ma il rispetto per il più debole. Fino alla conclusione che “la strada non è di tutti”, “non è, come elenca il codice stradale, per i pedoni, i veicoli e gli animali”, e comunque non in questo ordine, “la strada non è per i pedoni né per i ciclisti, non è per i bambini né per i nonni, non lo è soprattutto per i disabili”.
Siena, per la sua natura geografica, non è una città ciclistica: salite e discese, strade strette e marciapiedi sacrificati. Eppure qui per la prima volta si chiuse il centro al traffico - erano gli anni Sessanta -, e solo dopo una visita in piazza del Campo e dintorni, gli amministratori comunali di Amsterdam decisero di adottare la stessa decisione ed è così che è sorta la città a due pedali più abitata, più vissuta, più movimentata del mondo. Eppure qui si svolse per la prima volta “Bimbinbici” – era il 1998 -, manifestazione aperta soprattutto agli utenti più piccoli e indifesi. Eppure qui, da queste parti, sono nati il Parco ciclistico del Chianti, l’Eroica e le sue sorelle, le Strade Bianche, una serie di “randonnée”, insomma la zona più pedalata e l’area più amata dai cicloamatori di tutto il mondo. I prossimi obiettivi: complanari, bici stazioni, zone a 30 all’ora… Sapendo che, a parole, non c’è amministratore che non si sia risparmiato in elogi e complimenti, salvo poi ritrarsi e ritirarsi per difendere parcheggi o circolazione libera.
Piace, della Fiab Siena, la convinzione senza arrivare all’integralismo. Piace la voglia di unire le forze, anche con i camminatori del SiCammina, una pagina Facebook sui due piedi. Piace la voglia, o forse il bisogno, o spesso l’urgenza di salire in sella e spingersi nella Valle del Treja o nell’Acquedotto pugliese, nel Parco della Maremma o sulle crete senesi. Piace il dovere di confrontarsi con i politici, il piacere di accogliere i rugbisti, la curiosità di partecipare alle ciclostoriche, l’attenzione per ascoltare cicloracconti. Piace l’idea che i soci possono pedalare anche su bici elettriche.
Finché c’è la Fiab di Siena, c’è speranza. Salvare il mondo non è impossibile. A forza di pedali.
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