Alla Vuelta a Espana nel clan Uae-Emirates gli stati d’animo sono contrastanti. Da un lato c’è euforia per la splendida vittoria ottenuta dall’emergente sloveno Tadej Pogacar, 20 anni, nella difficile tappa di domenica, dall’altra enorme delusione dovuta all’ennesima defaillance del sardo Fabio Aru che ha varcato l’arrivo a 32’25” dal vincitore. Un sontuoso contratto lega Fabio alla Uae-Emirates fino al dicembre 2020. “Sappiamo che i contratti sono fatti per essere rispettati – dichiara Beppe Saronni, business manager del team- però queste 2 stagioni di Fabio in maglia Emirates sono state negative. O per un motivo, o per l’altro non ha raccolto nulla”.
Fabio quest’anno ha interrotto l’attività il 12 marzo, ritirandosi alla Parigi-Nizza, poi si è sottoposto ad intervento chirurgico all’arteria iliaca. E’ tornato a gareggiare il 9 giugno al Gran Premio di Lugano. “Il programma gare che Fabio ha voluto per rilanciarsi post intervento – ammette Saronni – io l’avevo definito coraggioso, l’avrei impostato in modo diverso. Giudicavo la partecipazione al Tour de France troppo stressante per lui, a corto di attività agonistica quest’anno. Aru ha tuttavia insistito per correre in Francia e in effetti il 14. posto ottenuto in classifica a fine Tour faceva ben sperare. Da molti mesi la Vuelta a Espana è diventata il primo obiettivo della sua stagione, tuttavia è cominciata male e nella tappa della recente domenica, solo 94 chilometri con 5 scalate è sprofondato”.
Domenica sera molti temevano che Aru abbandonasse il Giro di Spagna, invece oggi prenderà regolarmente il via nella cronoindividuale. “Fabio va avanti, ritirarsi sarebbe un grosso errore”. La Vuelta 2019 è cominciata sotto una cattiva stella. “Forse la caduta al primo giorno ha inciso più del previsto – continua Saronni - comunque la sua Vuelta deve continuare. Non gli verrà chiesta la riscossa nella crono di Pau e nemmeno nel tappone di mercoledì. E’ meglio togliere pressioni a Fabio per almeno due o tre tappe; seppur faticando in corsa potrà ricaricarsi il morale. E magari farlo correre all’attacco in una o due delle ultime 5 o 6 tappe. Non è tra i primi in classifica e ciò può garantirgli libertà da marcature strette. E’ chiaro che ora con Aru si pensa al 2020, però non dovrà abbandonare la Vuelta, deve arrivare a Madrid”. E il ct dell’Italia Davide Cassani cosa pensa ? “Sono convinto che senza la caduta al primo giorno la Vuelta di Fabio avrebbe preso una piega differente”.
l'articolo di Alessandro Brambilla è stato pubblicato oggi su Tuttosport