
Nera. Telaio urbano, freni a bacchetta, carter copricatena, ruota libera o a scatto fisso non si capisce da una certa distanza, sella comoda, portapacchi, reggifanale, ruote a 36 raggi. Una Bianchi Touring Milano. Popolare negli anni Trenta, era considerata una bicicletta economica. Oggi è un’opera d’arte.
Una Bianchi Touring Milano più altri quattro oggetti di uso quotidiano: un ferro da stiro, un ventilatore, un contenitore termico, un bidone di plastica. Ma la Bianchi è autentica, gli altri oggetti sono fatti di plastilina. E’ l’installazione (del 2008) riproposta da Aleksandar Garbin e ospitata nel Museo d’arte contemporanea d’Istria a Pola (in via San Giovanni 1, tutti i giorni tranne il lunedì dalle 10 alle 20, ingresso a pagamento), in una mostra dedicata alle opere di Goran Trbuljak. Una stanza vuota per riempirsi della bicicletta, appoggiata a una parete, grigia, e degli altri quattro oggetti, posti sul pavimento, verde. La luce entra dalle finestre e gioca con le ombre.
Era il 1913 quando Marcel Duchamp, scultore francese dadaista, montò una ruota di bicicletta con una forcella sopra uno sgabello, solenne e imponente come se fosse una statua classica. L’originale andò perduto. Duchamp fece una replica nel 1951, ed è la “Ruota di bicicletta” esposta al Museum of Modern Art (Moma) di New York. E’ un “ready-made”, cioè un già fatto, già fabbricato, già pronto all’uso, privato della sua funzione originale e rivisto come scelta, come simbolo, forse anche come provocazione. Garbin, 64 anni, istriano, laureato in scultura all’Accademia delle Belle Arti di Brera a Milano, espone in personali e collettive, in musei e gallerie.
Intanto la Bianchi Touring Milano è lì appoggiata, parcheggiata, esposta, semplicemente nera, silenziosa, elegante. Sedotta e abbandonata? Lasciata e persa? Giovane e forte? Libera e bella? Certamente bella. Avrebbe una storia da raccontare, la sua, ma sembra riservata, forse malinconica, magari sarà per la prossima volta.
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